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Un nuovo progetto per rendere sostenibile l’esplorazione spaziale

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L’impiego delle risorse presenti sulla Luna e su Marte è un elemento chiave per rendere disponibili materiali e sostanze ai loro futuri esploratori, risparmiando su tempi e costi di produzione e trasporto: è questo il principio su cui si fonda Blue Alchemist, un nuovo sistema per l’utilizzo di risorse in situ (Isru – In situ Resource Utilization) sviluppato dall’azienda statunitense Blue Origin.

Blue Origin, già molto attiva nel campo dei lanciatori con New Shepard e New Glenn, ha quindi esteso i suoi orizzonti verso l’ambito dell’esplorazione spaziale sostenibile. Le missioni di rifornimento per i programmi di esplorazione che opereranno oltre l’orbita terrestre presentano notevoli difficoltà, specialmente per quanto riguarda Marte; infatti, con gli usuali sistemi di propulsione, occorrono da sei a nove mesi per inviare un carico senza considerare un eventuale viaggio di ritorno. Di conseguenza, è fondamentale rendere le missioni esplorative il più possibile autosufficienti facendo affidamento sulle risorse locali per soddisfare i bisogni di base. Questo è il fulcro del progetto Blue Alchemist, che consiste in un sistema per trasformare la regolite della Luna e di Marte in energia, elementi chimici e materiali da costruzione.

Blue Alchemist, che ha recentemente superato la fase della Critical Design Review, è un sistema modulare e end-to-end: ovvero copre tutte le fasi del processo dall’inizio alla fine. Si basa su un metodo definito Mre (Molten Regolith Electrolysis), che utilizza la corrente elettrica per separare l’ossigeno dai metalli come ad esempio ferro, alluminio e silicio. L’ossigeno elementare può essere convertito in forma di gas oppure di liquido; quest’ultimo può essere usato come propellente. Il silicio invece può essere utilizzato per produrre celle solare resistenti alle radiazioni, mentre altri metalli possono essere impiegati per realizzare semiconduttori per sistemi elettrici. Il metodo Mre, inoltre, può essere utilizzato anche sulla Terra in modo da rendere più sostenibili i processi industriali che coinvolgono il carbonio. Blue Alchemist, che si giova del supporto della Nasa tramite il Tipping Point Award, sta per entrare nella prossima fase di sviluppo che nel 2026 prevede una dimostrazione in un ambiente lunare simulato.

Anche l’Agenzia Spaziale Italiana è attiva nel campo dei progetti di utilizzo delle risorse in situ: lo scorso giugno ASI e OHB Italia hanno infatti firmato un contratto per lo sviluppo del payload lunare Oracle (Oxygen Retrieval Asset for Carbothermal Lunar Extraction), un sistema innovativo per estrarre ossigeno dalla regolite.

In alto: i materiali estratti con il metodo Mre (Crediti: Blue Origin) 

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, è laureata in Lettere Moderne con lode all'Università di Roma "La Sapienza" e lavora in ASI dal 2000. Dal 2011 si occupa di comunicazione web e social presso l'Ufficio Comunicazione dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.