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Marte, individuata una potenziale biofirma

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Si chiama ‘Sapphire Canyon’, proviene da un letto fluviale di Marte e potrebbe aver conservato la ‘firma’ di antiche forme di vita microbica: sono questi i tratti salienti di un campione roccioso prelevato lo scorso anno dal rover Perseverance della Nasa nel cratere Jezero. L’analisi del frammento è al centro di un paper appena pubblicato su Nature; lo studio, condotto da un gruppo di lavoro internazionale, ha visto anche la partecipazione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).

Nel luglio 2024 Perseverance, attivo su Marte dal marzo 2021, era impegnato nell’esplorazione di una formazione rocciosa chiamata ‘Bright Angel’ e situata nella ‘Neretva Vallis’, una valle fluviale scavata dall’acqua che scorreva anticamente nel cratere Jezero. Nel corso di questa attività, il rover si è imbattuto in ‘Cheyava Falls’, una roccia a forma di freccia da cui è stato appunto prelevato il campione. La roccia, le cui macchie potrebbero essere state lasciate da antiche forme di vita microbica, è stata studiata da due strumenti di Perseverance: Sherloc (Scanning Habitable Environments with Raman & Luminescence for Organics & Chemicals) e Pixl (Planetary Istrument for X-ray Lithochemistry).

I dati raccolti dagli strumenti hanno mostrato che i sedimenti della roccia sono costituiti da argilla e limo, due elementi che – sulla Terra – sono in grado di preservare tracce di vita microbica. Inoltre, la formazione Bright Angel presenta una composizione chimica molto varia: in essa sono stati rilevati carbonio organico, zolfo, ferro ossidato e fosforo: secondo gli studiosi, la combinazione di questi elementi chimici avrebbe potuto essere una ricca fonte di energia per il metabolismo microbico.

Nelle immagini ad alta risoluzione gli strumenti hanno individuato una particolare collocazione dei minerali, disposti in fronti di reazione (punti di contatto dove si verificano reazioni chimiche e fisiche), definiti ‘macchie di leopardo’. In queste macchie sono state individuate le tracce di due minerali ricchi in ferro, come la vivianite (fosfato idrato di ferro) e la greigite (solfuro di ferro). Sul nostro pianeta, la vivianite si trova di frequente in sedimenti, torbiere e nei pressi di materiale organico in decomposizione, mentre le greigite può essere prodotta da alcune forme di vita microbica.

La combinazione di questi minerali rilevata da Perseverance potrebbe derivare da reazioni chimiche avvenute tra i sedimenti e la materia organica e sarebbe appunto una potenziale biofirma per la vita microbica. I minerali in questione, però, possono formarsi anche per via abiotica (senza il coinvolgimento di forme di vita) in particolari condizioni, come temperature elevate, acidità e legami con composti organici. La formazione Bright Angel non sembra aver sperimentato queste situazioni e non è noto se i composti organici sarebbero stati in grado di catalizzare la reazione a basse temperature.

«L’identificazione di una potenziale biofirma da parte del rover Nasa Perseverance rappresenta una scoperta di grande rilievo, con importanti ripercussioni per tutta la comunità scientifica impegnata nella ricerca di tracce di una possibile presenza di forme di vita su Marte – ha commentato Eleonora Ammannito, ricercatrice dell’Agenzia Spaziale Italiana – Tuttavia, al momento non è possibile trarre conclusioni definitive. Piuttosto, si è aperto un nuovo filone di indagine, che richiederà ulteriori analisi oltre allo sviluppo di modelli per comprendere se il mix di composti rilevato possa effettivamente avere un’origine biologica. A questo punto – conclude Ammannito – sarebbe importante poter analizzare nei laboratori terrestri gli stessi campioni raccolti e analizzati in situ da Perseverance. Ed è proprio questo l’obiettivo del programma congiunto Nasa-Esa denominato Mars Sample Return, la cui rilevanza scientifica risulta ulteriormente rafforzata da questa scoperta».

In alto: la roccia studiata da Perseverance (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/Msss) 

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, è laureata in Lettere Moderne con lode all'Università di Roma "La Sapienza" e lavora in ASI dal 2000. Dal 2011 si occupa di comunicazione web e social presso l'Ufficio Comunicazione dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.