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Nuove ipotesi sulla trasformazione di Marte

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Uno dei misteri principali per i planetologi che studiano Marte è la sua trasformazione da pianeta umido al deserto gelido che vediamo oggi. Abbiamo sufficienti indizi per affermare che, in un lontano passato, le temperature su Marte fossero più alte e l’acqua liquida scorreva sulla superficie, o appena sotto. Questo clima più mite si doveva alla presenza nell’atmosfera di corpose quantità di anidride carbonica, che essendo un gas serra riusciva a trattenere il calore.

Circa tre miliardi e mezzo di anni fa però dev’essere successo qualcosa che ha cambiato radicalmente la situazione. L’ipotesi più accreditata è che l’anidiride carbonica, insieme all’acqua, nel tempo abbia reagito chimicamente con le rocce marziane per formare minerali carbonacei, diminuendo sempre più nell’atmosfera fino a far scomparire l’effetto serra. Ma c’era un problema: nei campioni di roccia analizzati in questi anni dai rover non si trovavano tracce di minerali carbonacei.
Poi, un mese fa, il rover Curiosity ha scoperto della siderite sul monte Sharp, validando le teorie, ma dalle analisi chimiche di questo minerale carbonaceo è emerso un nuovo modello.

Questo prevede che Marte abbia avuto un’alternanza tra cicli temporali brevi, in cui le temperature erano più alte e scorreva acqua liquida, con altri di aridità estrema, lunghi anche cento milioni di anni. Questi cicli erano dovuti al fatto che, durante le fasi più miti, le piogge torrenziali diminuivano l’anidride carbonica nell’atmosfera facendola cadere sul terreno, dove restava imprigionata nei minerali carbonacei, fino ad azzerare l’effetto serra. Periodiche variazioni orbitali e assiali del pianeta hanno più volte rialzato le temperature, avviando di nuovo il processo, ma  per periodi sempre più brevi e intermittenti.

Fenomeni simili avvengono anche sulla Terra, ma qui l’attività vulcanica ha sempre reimmesso nell’aria l’anidride carbonica sottratta, mantenendo una percentuale sufficiente a garantire un clima stabile e temperato.
L’assenza di vulcanismo su Marte, invece, ha portato a una diminuzione continua di Co2 nell’atmosfera, fino a quantità non più sufficienti a innescare l’effetto serra,  trasformando lentamente il pianeta in un deserto globale.

CREDITS: Nasa, Jpl. Nasa Goddard, Bbc
MUSIC: sad sorrowful documentary music – Mfcc

Gianluca Liorni: Ingegnere, astrofilo e divulgatore scientifico. Sono appassionato di Scienze e Tecnologie, che seguo da decenni, con particolare predilezione per l'astrofisica, la cosmologia e l'esplorazione spaziale