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Nuove analisi sul ‘volto’ di Caronte

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È il ‘re’ dei cinque satelliti naturali di Plutone, è stato scoperto nel 1978 e il suo polo nord è caratterizzato da una calotta rossastra: si tratta di Caronte, protagonista di un recente studio mirato ad analizzare i processi che lo hanno modellato. La ricerca, coordinata dall’Università del Maryland, è stata presentata alla 56° Lunar & Planetary Science Conference e ha visto anche il coinvolgimento del Centro Goddard della Nasa. Gli autori si sono basati sia sui dati acquisiti dalla sonda New Horizons della Nasa, sia su modelli informatici; la sonda, il 14 luglio 2015, è stata il primo manufatto umano ad aver raggiunto il sistema di Plutone ai confini del Sistema Solare, svelando i segreti di un contesto remoto e ricco di sfaccettature.

Caronte, che detiene il primato di satellite naturale più grande in proporzione al corpo celeste attorno a cui orbita, presenta una superficie molto variegata su cui spiccano una serie di scarpate alte chilometri, che si estendono lungo il suo equatore, e numerosi crateri che punteggiano il suo emisfero meridionale.

Con i modelli gli scienziati hanno simulato le condizioni di Caronte agli albori della sua storia; questa luna, infatti, doveva avere un oceano sub-superficiale che nel tempo si è ghiacciato e che sarebbe stato all’origine di fenomeni di criovulcanismo. Questo processo geologico che ha portato al rinnovamento (resurfacing) di una parte della superficie di Caronte si sarebbe verificato soprattutto nell’area della Vulcan Planitia, una vasta pianura situata nell’emisfero sud del corpo celeste.

I risultati delle simulazioni evidenziano che questo oceano si sarebbe completamente congelato circa 2 miliardi di anni fa, in un intervallo di tempo coerente con le eruzioni dei criovulcani e il resurfacing della pianura. L’esito della sperimentazione tiene conto anche dell’ipotesi che contempla una collisione tra Plutone e Caronte che, miliardi di anni fa, avrebbe dato origine ai due corpi celesti.

Gli autori dello studio ritengono che un ulteriore slancio a questo filone di ricerca potrebbe provenire da nuove missioni esplorative; al momento, non sono previsti follow-up specifici di New Horizons, che ora sta continuando a esplorare la Fascia di Kuiper, ai confini del Sistema Solare. Tuttavia, sono in fase di sviluppo nuovi progetti di missione, di cui uno proposto da Alan Stern, Principal Investigator di New Horizons, e mirato proprio ad analizzare la superficie di Caronte tramite un lander.

 

In alto: Caronte visto da New Horizons (Crediti: Nasa/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute) – L’immagine nelle dimensioni originali a questo link

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, è laureata in Lettere Moderne con lode all'Università di Roma "La Sapienza" e lavora in ASI dal 2000. Dal 2011 si occupa di comunicazione web e social presso l'Ufficio Comunicazione dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.