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C’è stata acqua anche dopo, sotto la pelle di Marte?

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Nel cuore del cratere Gale, dove un tempo scorrevano fiumi e si estendevano laghi, il rover Curiosity continua la sua lenta ma tenace scalata del Monte Sharp. La salita, iniziata nel 2014, ha finora svelato livelli di roccia formatisi in epoche diverse. Nei livelli più bassi, il rover aveva già trovato tracce di antichi laghi e vene minerali ricche di solfato di calcio. Tuttavia, queste vene sembravano scomparse negli strati superiori. Fino ad ora.

Curiosity sta attualmente esplorando uno strato geologico noto per l’abbondanza di solfati di magnesio, minerali salini che si formano quando l’acqua evapora. Questo suggerisce che, anche quando il clima marziano diventava sempre più secco, l’acqua fosse ancora presente sotto la superficie. Le ultime immagini inviate a Terra mostrano per la prima volta da vicino una zona finora osservata solo dallo spazio. Si tratta di un paesaggio attraversato da creste, note come boxwork, che si intrecciano come una ragnatela geometrica. Queste strutture rocciose – che ricordano i nidi d’ape – si formano quando l’acqua sotterranea, filtrando nella roccia, deposita minerali nelle fratture. Col tempo, questi minerali si induriscono fino a diventare simili al cemento e resistono all’erosione del vento, lasciando in evidenza una rete di creste incrociate. Queste formazioni non erano mai state osservate altrove sul Monte Sharp, né dai rover né dagli strumenti in orbita. La loro comparsa in questa specifica zona è un mistero che gli scienziati stanno cercando di risolvere.

La vera sorpresa arriva da un dettaglio chimico: le rocce tra le creste mostrano minuscole fratture riempite da vene bianche di solfato di calcio, proprio come quelle trovate negli strati più antichi. Il fatto che siano ricomparse potrebbe indicare che i processi idrotermali, cioè legati alla presenza di acqua sotterranea, siano proseguiti anche in epoche più recenti di quanto si pensasse.

Per risalire alla composizione di quest’area, l’8 giugno il rover ha perforato una roccia ribattezzata “Altadena”, dal nome di una cittadina californiana vicina al Jet Propulsion Laboratory, colpita da un incendio lo scorso gennaio. Il campione è stato poi depositato negli strumenti interni del rover per un’analisi approfondita. Nei prossimi mesi, Curiosity continuerà a esplorare queste formazioni, prelevando altri campioni, soprattutto nelle aree dove le creste minerali sono ancora più sviluppate. Quel che è certo, è che Marte un tempo era molto diverso: aveva acqua, laghi, forse persino un oceano. Poi qualcosa è cambiato, l’acqua è scomparsa e il pianeta si è trasformato nel freddo deserto che conosciamo oggi. Gli scienziati sperano quindi di trovare molecole organiche o altri segnali che confermino la presenza di un ambiente sotterraneo abitabile, anche solo per forme di vita microbiche.

 

In apertura: Una delle creste osservate il 16 maggio da Curiosity. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/Msss.

Gloria Nobile: Penna per scrivere, voce per raccontare. Sono una comunicatrice scientifica, da sempre appassionata di astronomia e documentari. Dopo la Laurea magistrale in Giornalismo, ho conseguito il Master in Comunicazione della scienza alla Sissa di Trieste. Oggi scrivo per l’Agenzia spaziale italiana e mi occupo della comunicazione della candidatura italiana per il progetto Einstein Telescope.