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Il Jezero Mons è ciò che resta di un antico vulcano?


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In un recente studio pubblicato su Nature – Communications Earth & Environment, un team di studiosi ha esposto una serie di evidenze a supporto dell’ipotesi che il Jezero Mons di Marte fosse anticamente un vulcano.
Il monte si erge per circa 2.600 metri rispetto al ‘livello di riferimento’ (quello dove la pressione atmosferica misura 6,1 millibar) e si trova sul bordo di un grande cratere, chiamato anch’esso Jezero, dal quale il rover Nasa Perseverance sta attualmente prelevando e catalogando campioni da riportare sulla Terra. L’obiettivo primario della missione di Perseverance era quello di cercare segni di antiche forme di vita marziana e la regione di Jezero sembra apparentemente modellata da antichi bacini acquiferi e rocce sedimentarie.
Un luogo quindi ideale per le ricerche, ma quando nel 2021 il rover venne inviato sul pianeta e iniziò ad analizzare i primi frammenti nella zona, questi si rivelarono anche di origine vulcanica, oltre che sedimentaria.
La scoperta all’epoca attirò l’attenzione del professor James J. Wray, del Georgia Institute of Technology ad Atlanta (Usa), perché già da quindicina d’anni sospettava che il vicino Jezero Mons fosse la rimanenza di un vulcano. I campioni raccolti dal rover fornivano supporto anche a una ricerca curata dal professore in Scienze Planetarie della Purdue University Briony Horgan, che giungeva alle stesse conclusioni: il Jezero Mons potrebbe essere un antico vulcano spento.

La regione marziana chiamata ‘Delta del cratere Jezero’, ripresa dall’orbiter Mro della Nasa con colori falsati per evidenziare i diversi minerali. La morfologia sembra suggerire che la superficie sia stata modellata dall’acqua, tre o quattro miliardi di anni fa.
(Nasa/Jpl/JHuapl/Msss/Brown University) 

Il professor Wray decide di approfondire le origini del Jezero Mons insieme alla scienziata planetaria  Sara C. Cuevas-Quiñones, anch’essa impegnata da anni a studiare la natura della zona, con la quale condivide le ricerche. Al duo si affiancano gli scienziati Frances Rivera-Hernández e Jacob Adler e insieme producono lo studio appena divulgato. «Non possiamo visitare Marte per avere una prova definitiva che il Jezero Mons sia un vulcano – ha spiegato James Wray – ma possiamo dimostrare che condivide le stesse proprietà dei vulcani esistenti, sia marziani che terrestri. Abbiamo combinato i dati del Mars Odyssey Orbiter, del Mars Reconaissance Orbiter, dell’Exomars Trace Gas Orbiter e del rover Perseverance, per risolvere l’enigma». Gli orbiter infatti, tra le varie scansioni e analisi, hanno rilevato sul Jezero Mons del materiale granuloso molto fine, riconducibile alla cenere di un vulcano.

Se nel prossimo futuro arriveranno ulteriori conferme, la scoperta promette risvolti molti interessanti per la ricerca della vita nel passato di Marte. La vicinanza del vulcano al cratere Jezero, forse anticamente ricoperto di acqua, potrebbe infatti aver fornito un apporto di calore utile a produrre un’attività di tipo idrotermale, che potenziali forme di vita possono sfruttare come fonte di energia. «Abbiamo trovato dei campioni di roccia incredibili – prosegue Wray –  che potrebbero provenire da una regione abitabile situata vicino a delle rocce magmatiche di grande valore scientifico. Se li riportassimo sulla Terra potremmo stabilire la loro età con estrema precisione, grazie ai radioisotopi. La datazione di questi campioni può essere utile per calibrare le stime sulla durata delle ere geologiche, aprendo una finestra inedita sulla storia del pianeta».

Un modello 3D del Jezero Mons
(Cuevas-Quiñones et al., Communications Earth & Environment 2025 via Georgia Tech)

Recuperare i campioni raccolti da Perseverance nei laboratori terrestri sarebbe un salto in avanti signficativo, perché riusciremmo a datare l’origine del Jezero Mons, che diventerebbe il primo vulcano di un altro pianeta roccioso di cui conosciamo l’età con precisione. Marte resta al momento il luogo più promettente del Sistema Solare su cui cercare indizi sulla presenza della vita, almeno per come la conosciamo. Osservando quella terrestre, abbiamo compreso che questa emerge soltanto se ci sono determinate condizioni ambientali favorevoli. Su Marte queste condizioni al momento non sono presenti, ma più raccogliamo dati e indizi sul Pianeta Rosso, più abbiamo certezza che in passato la situazione fosse molto diversa e l’ambiente marziano assomigliasse molto a quello terrestre odierno, con grandi masse di acqua liquida che scorrevano in superficie. Lo studio in questione è un ulteriore passo verso la scoperta della verità e riaccende le speranze di trovare tracce di vita antichissima, un evento che cambierebbe radicalmente la nostra visione del Cosmo e delle nostre origini.

 

Immagine in alto: La regione del cratere Jezero Mons evidenziato nel cerchio rosso
Crediti: NasaA/Jpl/Msss/Jhuapl/Esa/Dlr/Fu Berlin/Aster Cowart

Gianluca Liorni: Ingegnere, astrofilo e divulgatore scientifico. Sono appassionato di Scienze e Tecnologie, che seguo da decenni, con particolare predilezione per l'astrofisica, la cosmologia e l'esplorazione spaziale