Arido e polveroso, è privo di elementi nutritivi e dell’umidità necessari per la crescita delle piante: sono questi i tratti salienti del terreno lunare, su cui non possono essere applicate le tecniche agricole tradizionalmente utilizzate sulla Terra.
Nella prospettiva di futuri insediamenti umani sulla Luna, la comunità scientifica è impegnata a individuare soluzioni che possano consentire a tali comunità di essere autosufficienti con coltivazioni sostenibili. Una nuova proposta, che vede protagoniste le diatomee, è al centro di uno studio pubblicato su Biogeotechnics, rivista scientifica che si occupa di bioingegneria e ingegneria delle scienze della Terra. L’indagine è stata curata da un team guidato da docenti dell’Accademia Cinese delle Scienze e del College di Ingegneria e Scienza dei Materiali dell’Università di Chongqing.
Le diatomee sono alghe unicellulari comparse sulla Terra nel periodo Cretaceo e, secondo gli studiosi, sono caratterizzate da notevoli capacità di degradazione minerale. Attraverso questo processo, le alghe sarebbero in grado di agire sul suolo della Luna, producendo la decomposizione dell’olivina e il rilascio di elementi nutritivi come silicio, fosforo e calcio: un trio di sostanze indispensabili per lo sviluppo delle piante.
I risultati degli esperimenti – che hanno simulato una ‘coltura lunare’ di riso con l’impiego delle diatomee – sono stati di grande rilievo: hanno evidenziato che queste alghe possono migliorare l’idratazione e l’aerazione del suolo, nonché stimolare la crescita delle radici e la germinazione e lo sviluppo delle piantine.
Le diatomee – spiegano gli autori dello studio – presentano una notevole resistenza alle condizioni estreme dell’ambiente spaziale, riuscendo a sopravvivere in contesti di microgravità, radiazioni intense e temperature rigide. Inoltre, queste alghe, tramite il processo di fotosintesi, assorbono in maniera efficace l’anidride carbonica, rilasciando ossigeno e quindi mettendo a disposizione una risorsa di primaria importanza per i sistemi di supporto vitale delle future basi lunari. Infine, le diatomee potrebbero essere utili anche per una gestione sostenibile dei rifiuti degli astronauti: gli scienziati hanno rilevato che gli scarti possono favorirne la crescita.
Il team della ricerca ritiene che l’utilizzo delle diatomee come ‘strumento’ agricolo possa schiudere nuovi scenari per il futuro delle coltivazioni spaziali e per creare ecosistemi sostenibili, non solo sulla Luna ma anche su altri pianeti.
In alto: la superficie lunare (Crediti: Nasa)
In basso: l’esperimento di coltivazione al centro dello studio (Crediti: Dong Liu, Yuxin Zhang)