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Precipitazioni marziane

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Un corpo celeste dal clima temperato, caratterizzato da precipitazioni atmosferiche e dalla presenza di fiumi e laghi: così sarebbe stato l’antico Marte secondo uno studio pubblicato di recente su Journal of Geophysical Research: Planets. L’indagine, curata da un team di geologi dell’Università del Colorado-Boulder, si è basata su modelli informatici con cui gli autori hanno voluto evidenziare il ruolo delle precipitazioni nei processi che hanno plasmato la superficie del pianeta.

L’acqua su Marte ha lasciato segni evidenti, osservati sia dalle varie sonde che gli orbitano intorno, sia dai rover in azione sulla sua superficie; l’acqua, secondo la maggior parte degli studiosi, sarebbe stata presente tra 4,1 e 3,7 miliardi di anni fa, un intervallo di tempo che corrisponde al Noachiano, uno dei tre periodi in cui è suddivisa la storia geologica del corpo celeste. Tuttavia, le origini di tali flussi presentano ancora molte incertezze cui il nuovo studio ha cercato di dare una risposta, proponendo appunto l’ipotesi delle precipitazioni. Il team della ricerca ha creato una versione digitale di un’area di Marte situata nei pressi dell’equatore e ha sperimentato varie condizioni per modellare l’evoluzione del terreno.

Sono stati provati due scenari relativi alla provenienza dell’acqua: quello relativo alle precipitazioni e quello che contempla lo scioglimento delle calotte glaciali. Gli studiosi hanno poi simulato lo scorrimento dell’acqua per centinaia di migliaia di anni. Successivamente, hanno esaminato le strutture geologiche che si sono formate, in particolare i luoghi dove sono emerse le sorgenti che hanno alimentato la complessa rete di vallate di Marte. La simulazione ha prodotto due ‘ritratti’ diversi del pianeta: nello scenario dello scioglimento, le fonti si sono formate soprattutto a quote elevate, all’incirca lungo il bordo dove anticamente si trovava il ghiaccio; nello scenario delle precipitazioni, invece, le sorgenti risultano più diffuse e collocate a varie altitudini.

La distribuzione delle sorgenti influenza i processi erosivi che hanno modellato la crosta di Marte; le precipitazioni, spiegano gli studiosi, avrebbero favorito una maggiore formazione delle vallate. I risultati delle simulazioni sono stati poi confrontati con i dati acquisiti dalle sonde Mars Global Surveyor e Mars Odyssey della Nasa e lo scenario relativo alle precipitazioni è apparso più coerente con le attuali condizioni del Pianeta Rosso. Lo studio, secondo gli autori, aggiunge un ulteriore tassello alle indagini sull’acqua e sul clima di Marte e schiude nuove prospettive di ricerca che potrebbero essere applicate anche al passato della Terra.

In alto: l’acqua scorre sul suolo del cratere Jezero di Marte in un’elaborazione artistica (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech)

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, è laureata in Lettere Moderne all'Università di Roma "La Sapienza" e lavora in ASI dal 2000. Dal 2011 si occupa di comunicazione web e social presso l'Ufficio Comunicazione dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.