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Un piccolo pianeta roccioso, situato nella costellazione di Pegaso a circa 140 anni luce di distanza dalla Terra, si sta rapidamente sbriciolando a causa dell’estrema vicinanza alla stella madre. Catalogato con il nome Bd+05 4868 Ab, l’esopianeta è stato recentemente identificato dagli astronomi del Mit (Massachuttes Insititute of Technology) grazie ai dati raccolti dal satellite Tess (Transiting Exoplanet Survey Satellite) della Nasa. I risultati della ricerca sono stati da poco pubblicati su The Astrophysical Journal Letters.
L’oggetto scoperto è un corpo poco più grande della Luna, la massa è simile a quella di Mercurio, ma rispetto a questo si trova venti volte più vicino alla sua stella. Con una distanza così breve il pianeta è vincolato da un blocco mareale e si sposta a grande velocità , completando una rivoluzione in sole 30,5 ore.
Tess lo ha scoperto grazie al metodo del transito, osservando quindi le variazioni di luminosità della stella madre mentre il pianeta le passava davanti, rispetto al punto di osservazione. I parametri raccolti lo hanno reso immediatamente diverso dalle altre migliaia di esopianeti individuati con questo sistema, presentando fluttuazioni e asimmetrie che in genere si riscontrano per corpi di tutt’altra natura, come le comete. Questo significa che Bd+05 4868 Ab sta probabilmente rilasciando una scia di polveri così intensa da formare una coda dall’estensione impressionante: nove milioni di chilometri.
La coda, che si estende per metà dell’orbita, è prodotta dal rapido processo di disintegrazione dovuto alla radiazione solare, sufficiente a far evaporare una quantità di materia pari a quella del monte Everest ogni volta che il pianeta completa una rivoluzione. La materia persa non è composta da gas volatili e ghiaccio come nelle comete, perché la vicinanza estrema alla stella li avrebbe fatti scomparire del tutto. Molto probabilmente, sono frammenti di minerali incandescenti strappati dalla superficie del pianeta, che una volta nello spazio si sono di nuovo freddati tornando solidi.
L’osservazione di un pianeta mentre viene distrutto è un’occasione di studio molto rara e quindi una ghiotta opportunità per gli astronomi. E’ capitata soltanto altre tre volte tra i 5.276 esopianeti scoperti dal 1995 a oggi. Anche negli altri casi, tutti individuati dal telescopio spaziale Kepler, è presente una coda, ma nessuna con le dimensioni eccezionali di Bd+05 4868 Ab.
La netta differenza è certamente dovuta al transito più profondo, che si traduce in una distanza dalla stella madre inferiore agli altri pianeti morenti. Gli effetti della maggior vicinanza sono ancora più intensi, con temperature superficiali che raggiungono i 1.600 °C. A questo ritmo di evaporazione, gli scienziati prevedono la scomparsa di Bd+05 4868 Ab in appena uno o due milioni di anni.
La vicinanza estrema offre anche migliori opportunità di investigazione per cui sono già in programma per la prossima estate delle nuove osservazioni, stavolta con il telescopio spaziale James Webb. Punteranno, più che altro, a determinare quali minerali formano la coda, analizzando le linee di assorbimento spettrali nella luce infrarossa, oltre alla composizione interna di Bd+05 4868 Ab.
Allo stesso tempo, si procederà a una revisione profonda dei dati raccolti da Tess dal 2018 a oggi, in cerca di segnali che potrebbero indicare altri esopianeti prossimi alla distruzione. Gli approfondimenti verranno sempre svolti dal Mit con un supporto parziale della Nasa.
Immagine: ricostruzione artistica di come potrebbe apparire Bd+05 4868 Ab mentre transita davanti alla stella madre
Crediti: Mit
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