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    Categories: cosmo

Arrivederci, Gaia!

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È tempo di saluti: dopo più di 11 anni di straordinaria attività scientifica, la missione Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) è giunta al termine. Ieri 27 marzo, il team di controllo della sonda ha premuto l’ultimo comando che ha indirizzato il satellite in un’orbita di ‘pensionamento’ attorno al Sole, spegnendo poi l’elettronica di bordo.

Lanciata nel 2013, Gaia ha ottenuto misure astrometriche, fotometriche e spettroscopiche di altissima precisione di quasi due miliardi di stelle e altri corpi celesti. Ha ridefinito la nostra conoscenza della Via Lattea, creando la più dettagliata mappa tridimensionale della nostra galassia mai realizzata. Ha scoperto prove di antiche fusioni galattiche, identificato nuovi ammassi stellari, contribuito alla scoperta di esopianeti e buchi neri, mappato milioni di quasar e galassie e tracciato centinaia di migliaia di asteroidi e comete.

I risultati ottenuti in oltre 10 anni hanno superato di gran lunga gli obiettivi iniziali della missione e per i suoi grandi contributi all’astrofisica, nel 2023, la Collaborazione Gaia è stata insignita del premio Lancelot M. Berkeley. Originariamente progettata per durare cinque anni, Gaia ha operato ben oltre la sua durata prevista, ma le sue riserve di carburante sono ormai agli sgoccioli. Per garantire una dismissione sicura, il team Esa ha eseguito una serie di attività di disattivazione: l’ultimo utilizzo dei propulsori ha allontanato Gaia dal punto di Lagrange L2, inserendola in un’orbita stabile attorno al Sole che impedirà alla sonda di avvicinarsi alla Terra per almeno un secolo. Dopo aver spento gradualmente tutti gli strumenti di bordo, gli ingegneri hanno deliberatamente corrotto il software della sonda per impedirne la riattivazione accidentale. L’ultima trasmissione di Gaia al centro di controllo Esoc ha sancito la fine di una missione che ha scansionato la volta celeste per oltre un decennio.

L’Italia ha avuto un ruolo chiave nella missione Gaia, con un contributo pari a circa il 20 per cento dell’intero progetto. In particolare, l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) hanno co-finanziato le attività del Consorzio Scientifico degli scienziati italiani che partecipano al Gaia Dpac (Data Processing and Analysis Consortium); si tratta del consorzio che – costituito da circa 450 tra ricercatori e tecnologi e finanziato in gran parte dalle maggiori agenzie spaziali e istituti di ricerca europei – ha la piena responsabilità della riduzione dei dati della missione.

L’acquisizione dei dati era già cessata il 15 gennaio e sebbene Gaia sia ora silenziosa, il vasto archivio di dati che ha prodotto continuerà a essere analizzato a Terra. La quarta data release (Dr4) – basata sui primi cinque anni di osservazioni – è attesa per il 2026, mentre il catalogo finale della missione è previsto non prima del 2030. Per chi ci ha lavorato, Gaia ha un forte significato emotivo, oltre che scientifico. Come parte del processo di dismissione, i nomi di circa 1500 membri del team che hanno contribuito alla missione – accompagnati da personali messaggi di addio – sono stati sovrascritti sulla memoria di bordo della sonda, che porterà per sempre con sé un pezzo della sua squadra mentre continuerà a vagare nello spazio.

 

Rappresentazione artistica del satellite Gaia dell’Esa che osserva la Via Lattea. L’immagine del cielo sullo sfondo è stata compilata con i dati di oltre 1,8 miliardi di stelle. Mostra la luminosità totale e il colore delle stelle osservate da Gaia, rilasciata come parte dell’Early Data Release 3 (Gaia EDR3) di Gaia nel dicembre 2020. Crediti: Spacecraft: Esa/Atg medialab; Milky Way: Esa/Gaia/Dpac; CC BY-SA 3.0 Igo. Riconoscimenti: A. Moitinho.

Gloria Nobile: Penna per scrivere, voce per raccontare. Sono una comunicatrice scientifica, da sempre appassionata di astronomia e documentari. Dopo la Laurea magistrale in Giornalismo, ho conseguito il Master in Comunicazione della scienza alla Sissa di Trieste. Oggi scrivo per l’Agenzia spaziale italiana e mi occupo della comunicazione della candidatura italiana per il progetto Einstein Telescope.