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HAMMER, una difesa dagli asteroidi

Rappresentazione artistica dell’asteroide Bennu. Crediti: Nasa

Uno studio focalizzato sul caso dell’asteroide Bennu, con una bassa probabilità di colpirci nel 2135, approfondisce il tema della difesa da impatti con oggetti in collisione con la Terra

Un team di scienziati statunitensi ha messo a punto un progetto per un veicolo spaziale in grado di deviare asteroidi potenzialmente pericolosi. Il caso studiato, e pubblicato di recente su Acta Astronautica, riguarda l’asteroide Bennu, che ha una remota possibilità di colpire la Terra nel 2135. Per metterlo fuori rotta i ricercatori hanno pensato a una navicella di 9 metri di altezza e quasi 9 tonnellate di peso, chiamata HAMMER (Hypervelocity Asteroid Mitigation Mission for Emergency Response vehicle). HAMMER ha un design modulare che le permette di funzionare sia come una specie di ariete, ovvero di impattare sull’oggetto, sia come veicolo di trasporto per un ordigno nucleare.

L’asteroide 101955 Bennu, o più semplicemente Bennu, ha un diametro di circa 500 metri, una massa pari a 79 miliardi di chili e ruota attorno al Sole a una velocità di circa 100.000 chilometri orari. In base ai dati disponibili, attualmente Bennu ha una probabilità su 2.700 di colpire la Terra il 25 settembre 2135, e se questo accadesse l’impatto sarebbe equivalente a circa 80.000 volte la bomba di Hiroshima. L’approccio migliore per arginare una minaccia simile è quello di deviare l’asteroide fornendogli una piccola spinta, senza però farlo rompere in più parti. «La probabilità di impatto con Bennu oggi è di 1 su 2.700, ma questo numero cambierà quasi certamente quando avremo più dati sulla sua orbita», spiega Kirsten Howley, fisica presso il Lawrence Livermore National Laboratory e co-autrice dello studio. «Il ritardo è il più grande nemico di ogni missione di deflessione di asteroidi, ed è per questo che è urgente studiare le strategie percorribili»

Se si decidesse di intraprendere una missione per deviare l’orbita di Bennu, gli scienziati stimano che ci vorranno almeno 7.4 anni prima che si riesca a colpirlo con un primo impulso. Questo include il tempo necessario per costruire il veicolo spaziale, per pianificare la missione e perché la navicella compia il suo viaggio. Nel loro studio, i ricercatori hanno considerato una serie di scenari possibili: dal lancio a 10 dal presunto impatto a quello 25 anni prima. Nel caso dei 10 anni di anticipo potrebbero essere necessari tra i 34 e i 53 lanci, ciascuno con un singolo HAMMER. Con 25 anni di anticipo, invece, quel numero potrebbe ridursi a 7-11 lanci. Più cresce il numero di lanci, più è a rischio il successo della missione, considerando il tasso di fallimento associato a ciascun lancio.

La possibilità di trasportare un ordigno nucleare non ha nulla a che fare con scenari hollywoodiani in cui coraggiosi trivellatori si immolano alla causa, ma prevede che HAMMER, arrivato nei pressi dell’asteroide, faccia detonare l’esplosivo a una certa distanza dall’oggetto. Questo approccio permetterebbe di rilasciare una grande quantità di energia sulla superficie dell’asteroide senza distruggerlo, ma innescando la vaporizzazione della sua superficie e quindi una propulsione dovuta al materiale in uscita. I ricercatori ritengono che questo metodo sia preferibile nei casi di asteroidi di grosse dimensioni, come Bennu.

In questo caso siamo piuttosto fortunati. Il passaggio ravvicinato di Bennu con la Terra, che ne permette uno studio sempre più accurato, avviene circa ogni 6 anni. Dunque i ricercatori avranno la possibilità di affinare precisione con cui conoscono la sua traiettoria e, nel caso in cui la probabilità di impatto dovesse crescere, fornire alla comunità un preavviso di qualche decennio, più che sufficiente ad adottare strategie di difesa.

Elisa Nichelli: