Gli astronomi sono vicini alla soluzione di un mistero che ha lasciato dubbi per decenni, ovvero la creazione delle galassie più grandi nell’Universo.
Gli accademici dell’Università di Southampton, che lavorano con esperti di tutto il mondo, dicono che il loro nuovo studio potrebbe finalmente svelare l’enigma di queste antiche galassie, simili a palloni rigonfi. Sono stati infatti scoperti i siti nei quali le misteriose giganti sono nate e questo nuovo indizio fornirà inediti spunti su come si sono formate.
La ricercatrice Annagrazia Puglisi, coautrice dello studio, ha affermato che è probabile che grandi flussi di gas freddo e collisioni tra galassie nell’Universo primordiale abbiano creato questi sistemi giganteschi.
Due galassie si sono scontrate e hanno generato trilioni di nuove stelle. Ciò è avvenuto tra gli otto e i dodici miliardi di anni fa, quando l’Universo era in una fase molto attiva.
Lo studio, pubblicato su Nature, nasce dalla collaborazione tra diversi soggetti, tra i quali oltre all’Università di Southampton, l’Osservatorio della Montagna Purpurea in Cina e l’Accademia cinese delle Scienze.
Gli esperti hanno analizzato più di 100 galassie a formazione stellare nell’universo lontano utilizzando Alma, il più grande telescopio al mondo, situato nel deserto di Atacama in Cile.
«Gli scienziati hanno fatto la scoperta utilizzando una nuova tecnica che ha esaminato la distribuzione della luce emessa da galassie lontane e altamente luminose – ha dichiarato Qing-Hua Tan, ricercatore del Purple Mountain Observatory – Questa è la prima vera prova che gli sferoidi si formano direttamente attraverso intensi episodi di formazione stellare situati nei nuclei di galassie lontane».
Gli astrofisici hanno cercato di capire questo processo per decenni.
Queste galassie si formano rapidamente: il gas viene risucchiato verso l’interno per alimentare i buchi neri e innesca esplosioni di stelle, che si creano a velocità da dieci a cento volte maggiori che nella nostra Via Lattea.
Gli scienziati dicono che combineranno le loro scoperte con i dati presi dai telescopi a bordo dei satelliti Jwst ed Euclid, così come dalla Stazione Spaziale Cinese, per mappare le componenti stellari delle galassie.
Secondo Puglisi: «Questa scoperta ci darà un quadro più completo della formazione delle galassie e approfondirà la nostra comprensione di come l’universo si è evoluto dall’inizio dei tempi».
Nell’immagine in alto due galassie che si scontrano. (Crediti: Nasa, Eurekalert.org)