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    Categories: cosmo

Quasi svelato il mistero sulla formazione delle galassie giganti

The NASA/ESA Hubble Space Telescope has snapped the best ever image of the Antennae Galaxies. Hubble has released images of these stunning galaxies twice before, once using observations from its Wide Field and Planetary Camera 2 (WFPC2) in 1997, and again in 2006 from the Advanced Camera for Surveys (ACS). Each of Hubble’s images of the Antennae Galaxies has been better than the last, due to upgrades made during the famous servicing missions, the last of which took place in 2009. The galaxies — also known as NGC 4038 and NGC 4039 — are locked in a deadly embrace. Once normal, sedate spiral galaxies like the Milky Way, the pair have spent the past few hundred million years sparring with one another. This clash is so violent that stars have been ripped from their host galaxies to form a streaming arc between the two. In wide-field images of the pair the reason for their name becomes clear — far-flung stars and streamers of gas stretch out into space, creating long tidal tails reminiscent of antennae. This new image of the Antennae Galaxies shows obvious signs of chaos. Clouds of gas are seen in bright pink and red, surrounding the bright flashes of blue star-forming regions — some of which are partially obscured by dark patches of dust. The rate of star formation is so high that the Antennae Galaxies are said to be in a state of starburst, a period in which all of the gas within the galaxies is being used to form stars. This cannot last forever and neither can the separate galaxies; eventually the nuclei will coalesce, and the galaxies will begin their retirement together as one large elliptical galaxy. This image uses visible and near-infrared observations from Hubble’s Wide Field Camera 3 (WFC3), along with some of the previously-released observations from Hubble’s Advanced Camera for Surveys (ACS).

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Gli astronomi sono vicini alla soluzione di un mistero che ha lasciato dubbi per decenni, ovvero la creazione delle galassie più grandi nell’Universo.

Gli accademici dell’Università di Southampton, che lavorano con esperti di tutto il mondo, dicono che il loro nuovo studio potrebbe finalmente svelare l’enigma di queste antiche galassie, simili a palloni rigonfi. Sono stati infatti scoperti i siti nei quali le misteriose giganti sono nate e questo nuovo indizio fornirà inediti spunti su come si sono formate.

La ricercatrice Annagrazia Puglisi, coautrice dello studio, ha affermato che è probabile che grandi flussi di gas freddo e collisioni tra galassie nell’Universo primordiale abbiano creato questi sistemi giganteschi.

Due galassie si sono scontrate e hanno generato trilioni di nuove stelle. Ciò è avvenuto tra gli otto e i dodici miliardi di anni fa, quando l’Universo era in una fase molto attiva.

Lo studio, pubblicato su Nature, nasce dalla collaborazione tra diversi soggetti, tra i quali oltre all’Università di Southampton, l’Osservatorio della Montagna Purpurea in Cina e l’Accademia cinese delle Scienze.

Gli esperti hanno analizzato più di 100 galassie a formazione stellare nell’universo lontano utilizzando Alma, il più grande telescopio al mondo, situato nel deserto di Atacama in Cile.

«Gli scienziati hanno fatto la scoperta utilizzando una nuova tecnica che ha esaminato la distribuzione della luce emessa da galassie lontane e altamente luminose – ha dichiarato Qing-Hua Tan, ricercatore del Purple Mountain Observatory – Questa è la prima vera prova che gli sferoidi si formano direttamente attraverso intensi episodi di formazione stellare situati nei nuclei di galassie lontane».

Gli astrofisici hanno cercato di capire questo processo per decenni.

Queste galassie si formano rapidamente: il gas viene risucchiato verso l’interno per alimentare i buchi neri e innesca esplosioni di stelle, che si creano a velocità da dieci a cento volte maggiori che nella nostra Via Lattea.

Gli scienziati dicono che combineranno le loro scoperte con i dati presi dai telescopi a bordo dei satelliti Jwst ed Euclid, così come dalla Stazione Spaziale Cinese, per mappare le componenti stellari delle galassie.

Secondo Puglisi: «Questa scoperta ci darà un quadro più completo della formazione delle galassie e approfondirà la nostra comprensione di come l’universo si è evoluto dall’inizio dei tempi».

 

Nell’immagine in alto due galassie che si scontrano. (Crediti: Nasa, Eurekalert.org)

Silvia Martone: Dopo la laurea magistrale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, si avvicina al mondo della comunicazione e diventa giornalista. Prima di scrivere di spazio, si è occupata di ambiente ed energie rinnovabili. Ama leggere e viaggiare.