X

Un evento estremo ‘innaffia’ il Sahara

👉 Seguici anche sul nostro canale WhatsApp! 🚀

 

Una vasta distesa sabbiosa punteggiata da improvvisi specchi d’acqua: è questo il look inedito con cui il Sahara, il più ampio deserto caldo della Terra, si è presentato allo ‘sguardo’ di una squadra di satelliti costituita da Sentinel-2 (programma europeo Copernicus), Terra (Nasa) e Landsat 9 (Nasa-Usgs). I bacini si sono formati in seguito a un ciclone extratropicale che tra il 7 e l’8 settembre ha investito il Nordafrica, colpendo in particolare Marocco, Algeria, Tunisia e Libia; la perturbazione, secondo gli esperti del settore Osservazione della Terra della Nasa, ha scaricato in un paio di giorni 20 centimetri di pioggia, la quantità che in genere cade in un anno.

L’alluvione e il successivo deflusso delle acque hanno riempito le cavità che ospitano numerosi laghi effimeri (bacini che hanno una durata limitata nel tempo) come il Sebkha el Melah in Algeria e numerosi laghetti sparsi intorno alle dune stellari di Erg Chebbi in Marocco e al confine tra Algeria e Marocco.

Nello specifico, Sentinel-2 ha osservato l’area di Erg Chebbi, in cui i bacini si sono formati per il deflusso delle acque dalle vicine montagne dell’Atlante, dove si è verificato lo straripamento dei fiumi. I laghetti tra Marocco e Algeria, invece, sono stati rilevati dal satellite Terra con il suo strumento Modis (Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer).

Landsat 9, infine, ha monitorato il lago Sebkha el Melah, che ha un’ampiezza di 191 chilometri quadrati e una profondità di poco più di 2 metri. Secondo gli studiosi, l’acqua di questo bacino dovrebbe resistere all’evaporazione per circa un anno, a meno che non si verifichino altri eventi estremi. Non è la prima volta che il lago sperimenta questo genere di condizione: nel 2008 il Sebkha el Melah fu riempito dalle precipitazioni di un altro ciclone extratropicale, raggiungendo un livello d’acqua superiore a quello odierno, al punto che l’evaporazione definitiva avvenne solo dopo 4 anni.

I dati satellitari potranno aiutare gli studiosi ad approfondire l’impatto di queste piogge eccezionali sul Sahara; questo filone di ricerca si inquadra nella prospettiva sia di comprendere meglio le condizioni del deserto in passato, quando il suo ambiente era verdeggiante e umido, sia di delineare una sua possibile evoluzione in rapporto alla crisi climatica.

In alto: il lago Sebkha el Melah pieno d’acqua osservato da Landsat 9 il 29 settembre 2024  – In basso: il lago Sebkha el Melah a secco osservato da Landsat 9 il 12 agosto 2024

(Crediti per ambedue le foto: immagini Nasa Earth Observatory processate da Michala Garrison, con i dati Landsat forniti da U.S. Geological Survey) 

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, è laureata in Lettere Moderne all'Università di Roma "La Sapienza" e lavora in ASI dal 2000. Dal 2011 si occupa di comunicazione web e social presso l'Ufficio Comunicazione dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.