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Una stella da record per Hubble

Il cluster Macs J1149+2223, la lente che ha consentito di osservare Icarus (Credits: Nasa, Esa, and P. Kelly-University of Minnesota)

Il telescopio Nasa-Esa, grazie all’effetto lente gravitazionale, ha scovato la stella più lontana mai osservata in precedenza. Ad essa dedicati due studi su Nature Astronomy

È una supergigante blu dalle temperature roventi, che risponde al nome alquanto complesso di Macs J1149+2223 Lensed Star 1: si tratta della stella, situata in una galassia a spirale molto distante, osservata da Hubble grazie all’effetto lente gravitazionale. L’astro, ribattezzato con il più semplice ed evocativo nome di Icarus, ha conseguito un record: è la stella singola più lontana mai osservata prima d’ora ed ha consentito agli studiosi di verificare anche la consistenza di una teoria sulla materia oscura. I risultati delle campagne d’indagine su Icarus sono stati pubblicati su Nature Astronomy, negli articoli “Extreme magnification of an individual star at redshift 1.5 by a galaxy-cluster lens” e “Two peculiar fast transients in a strongly lensed host galaxy”.

Hubble ha potuto osservare la stella solo con l’effetto lente gravitazionale prodotto dal cluster galattico Macs J1149+2223, situato a 5 miliardi di anni luce dalla Terra in posizione tale da comportarsi come una lente d’ingrandimento cosmica; Icarus, infatti, si trova ad una tale lontananza che la sua luce sarebbe troppo debole persino per i telescopi più potenti. Il bagliore della stella, a causa della distanza, avrebbe impiegato 9 miliardi di anni per raggiungere la Terra e, agli occhi degli scienziati, l’astro si è presentato nelle condizioni in cui si trovava nell’antico Universo. La sensibilità di Hubble, unita alla ‘lente cosmica’, ha quindi permesso agli studiosi di aggiungere un nuovo tassello ai processi di evoluzione stellare, soprattutto per quanto riguarda gli astri più luminosi. Icarus, classificata come supergigante blu, è centinaia di migliaia di volte più grande, massiccia, calda e brillante del Sole e in un primo momento aveva indotto gli astronomi a ritenerla una supernova; successive osservazioni più approfondite hanno escluso la fase esplosiva tipica delle supernove e hanno messo in luce l’effetto lente gravitazionale.

Lo sguardo dei ricercatori si è posato anche sul cluster galattico che ha agito da lente e che è stato impiegato per approfondire una teoria sulla materia oscura, che ritiene tale entità costituita in maggior parte da un elevato numero di buchi neri primordiali formatisi agli albori dell’Universo. I risultati delle osservazioni non sono però congruenti con questa ipotesi, dato che le fluttuazioni della luce stellare sarebbero state differenti se fosse effettivamente entrato in gioco un numero elevato di buchi neri. Gli astronomi ritengono che esistano altre stelle come Icarus e attendono il lancio del telescopio Webb per proseguire le ricerche in questo ambito.

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, lavora in ASI dal 2000 e dal 2011 si occupa di comunicazione web presso l'Unità Multimedia dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.