Esistono dei mondi vagabondi, qualcosa di simile a dei pianeti che però non ruotano attorno ad alcuna stella.
Secondo un nuovo studio pubblicato su The Astronomical Journal, il telescopio Webb ne ha individuai sei all’interno della giovane nebulosa Ngc1333, un ammasso di formazione stellare a circa mille anni luce di distanza, nella costellazione di Perseo.
Questi corpi, che vagano senza alcun legame gravitazionale, hanno attirato la curiosità della comunità scientifica al fine di indagare su come gli stessi processi cosmici che danno vita alle stelle, possano creare anche oggetti simili a Giove.
«Stiamo esplorando i limiti stessi del processo di formazione delle stelle – ha detto Adam Langeveld, astrofisico presso la Johns Hopkins University e coautore della ricerca – Se hai un oggetto che sembra un giovane Giove, sarebbe potuto diventare una stella nelle giuste condizioni? Queste osservazioni offrono un contesto importante per comprendere sia la formazione delle stelle che quella dei pianeti».
I mondi scoperti da Webb, all’interno di Ngc1333, sono giganti gassosi da cinque a dieci volte più massicci di Giove. Ciò significa che sono tra gli oggetti di massa più bassa mai scoperti a essere cresciuti da un processo che generalmente genera stelle. Oggetti con una composizione al confine tra una stella e un pianeta, che potrebbero non accendere mai la fusione dell’idrogeno e svanire nel tempo.
«Abbiamo utilizzato la sensibilità senza precedenti di Webb alle lunghezze d’onda infrarosse per cercare i membri più deboli di un giovane ammasso stellare, cercando di affrontare una domanda fondamentale in astronomia: quanto può essere leggero un oggetto che riesce a diventare una stella? – ha spiegato Ray Jayawardhana, astrofisico e rettore della Johns Hopkins, autore principale dello studio – Abbiamo scoperto che gli oggetti più piccoli che fluttuano liberamente e che si formano come stelle, hanno la stessa massa degli esopianeti giganti che orbitano attorno alle stelle vicine».
Le osservazioni del telescopio non hanno rivelato oggetti inferiori a cinque masse di Giove. Secondo gli autori, questo potrebbe indicare che tutti gli oggetti stellari più leggeri di questa soglia hanno maggiori probabilità di formarsi come pianeti.
«Le nostre osservazioni confermano che la natura produce oggetti di massa planetaria in almeno due modi diversi: dalla contrazione di una nube di gas e polvere, nel modo in cui si formano le stelle, e nei dischi di gas e polvere attorno a stelle giovani, come ha fatto Giove nel nostro Sistema Solare – ha spiegato Jayawardhana – La diversità di sistemi che la natura ha prodotto è notevole e ci spinge a perfezionare i nostri modelli di formazione di stelle e pianeti».
Il più intrigante degli oggetti senza stelle è anche il più leggero: ha una massa cinque volte quella Giove. La presenza di un disco di polvere significa che l’oggetto si è quasi certamente formato come una stella. Poiché i dischi sono anche un prerequisito per la formazione dei pianeti «quei piccoli oggetti con masse paragonabili ai pianeti giganti potrebbero essere in grado di formare i propri pianeti – ha detto Aleks Scholz, astrofisico presso l’Università di St. Andrews in Scozia e coautore dello studio – Questo corpo, con massa cinque volte quella di Giove, potrebbe essere il vivaio di un sistema planetario in miniatura, su una scala molto più piccola del nostro sistema solare».
I mondi vaganti possono avere origine da nubi molecolari in collasso che non hanno la massa per la fusione nucleare che alimenta le stelle. Sebbene tali oggetti siano considerati rari nella galassia della Via Lattea, i nuovi dati Webb mostrano che rappresentano circa il 10% dei corpi celesti nell’ammasso stellare Ngc1333.
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Immagine in evidenza: Ngc1333 vista da Webb – Crediti: Esa, Nasa, Csa, A. Scholz, K. Muzic, A. Langeveld, R. Jayawardhana