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Resti di uno specchio d’acqua dal più grande lago di Marte

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Su Caralis Chaos c’era acqua, e molta. Questa regione di Marte – mostrata in una nuova immagine della High Resolution Stereo Camera (Hrsc) della missione Mars Express dell’Esa – è ciò che resta del Lago Eridania, un vasto bacino che copriva un’area di oltre un milione di chilometri quadrati.

Esistito probabilmente circa 3,7 miliardi di anni fa, ospitava un tempo più acqua di tutti gli altri laghi marziani messi insieme ed era più grande di qualsiasi lago terrestre conosciuto, al punto da poter riempire quasi tre volte il Mar Caspio. Questo colosso ha poi iniziato a prosciugarsi fino a scomparire del tutto, insieme al resto dell’acqua sul pianeta, rivelando Caralis Chaos, una struttura geologica scolpita da crateri e bacini lacustri erosi nel tempo.
Oggi, l’area è costellata da rilievi che si pensa si siano formati quando antichi venti marziani spazzavano la polvere attraverso il pianeta. Questa polvere è stata poi coperta e alterata dall’acqua, per poi seccarsi nuovamente e frantumarsi.

Le immagini prodotte dalla fotocamera Hrsc in 20 anni di missione mostrano la grande varietà della superficie di Marte: faglie tettoniche, canali fluviali, antichi laghi di lava e crateri da impatto creati dalla collisione di rocce spaziali con il pianeta. In particolare, sul bordo meridionale del grande cratere centrale di Caralis Chaos si osservano materiale fluente e valli scavate, suggerendo che l’area che potrebbe aver ospitato l’acqua anche dopo la scomparsa del Lago Eridania. Altri crateri sono stati divorati da piccole gole, mentre alcuni risultano a malapena riconoscibili a causa di una graduale ma forte degradazione.

Crediti: Esa/Dlr/Fu Berlin

Oltre alla presenza d’acqua, la sonda ha individuato segni di vulcanismo dentro e attorno a Caralis Chaos, evidenziati dalle numerose creste vulcaniche, “piegate” dalla compressione di nuovi strati di lava, e dalle faglie di Sirenum Fossae, due lunghe fessure che attraversano l’area mostrate nell’immagine qui a fianco.

Queste fessure si sono formate quando la regione di Tharsis su Marte – sede dei più grandi vulcani del Sistema solare – si è sollevata, esercitando un’enorme pressione sulla crosta marziana.

 

La sonda Mars Express, in orbita attorno al pianeta rosso dal 2003, è dotata del Planetary fourier spectrometer per lo studio dell’atmosfera e del radar Marsis, realizzato con il contributo del Jpl della Nasa, entrambi forniti dall’Agenzia Spaziale Italiana. Da allora, obiettivi della missione sono catturare immagini della superficie marziana, mappare i suoi minerali, identificare la composizione e la circolazione dell’atmosfera e studiare le strutture subsuperficiali alla ricerca di acqua o ghiaccio.

 

In apertura: Caralis Chaos, una regione di Marte dove si pensa che un tempo esistesse abbondante acqua sotto forma di un antico lago, catturata dalla sonda Mars Express dell’Esa. Crediti: Esa/Dlr/Fu Berlin

Gloria Nobile: Comunicatrice scientifica