L’azienda privata ‘Astroscale Japan Inc.’ ha rilasciato in questi giorni un video e nuove immagini spettacolari del rottame spaziale raggiunto e ripreso dal satellite Adras-j nel febbraio scorso, dall’incredibile distanza di 50 metri.
Si tratta dello stadio superiore di un razzo nipponico H-2A, lanciato nel 2009 per mettere in orbita un satellite Gosat dedicato all’osservazione dell’Effetto Serra. Il vettore, un cilindro in lega di alluminio lungo 11 metri per 4 di diametro e del peso di circa 3 tonnellate, è stato ritrovato da Adras-j in ottimo stato di conservazione.
Il satellite gli è girato intorno acquisendo immagini da varie angolazioni e con diverse condizioni di luce, in quello che è il primo tentativo al mondo di avvicinamento, descrizione e analisi, di un detrito spaziale.
Le manovre necessarie per raggiungere un obiettivo in volo a distanze così ravvicinate, dette Rpo (Rendezvouz and Proximity Operations), sono estremamente delicate. Per questo Adras-j, un robot di circa 150 chilogrammi di peso, è stato dotato di vari sensori di bordo, come il Lidar. Inoltre, monta vari laser di prossimità e telemetria, insieme a videocamere sensibili alla luce visibile e infrarosso.
Adras-j è anche dotato di potenti luci a Led in grado di illuminare l’obiettivo, per migliorare la qualità delle riprese video e fotografiche.
I dati raccolti da questi strumenti vengono elaborati in tempo reale da processori dedicati su cui girano software per l’allineamento particolarmente accurati. Una volta effettuati i calcoli, i computer sono in grado di attivare in autonomia 12 propulsori alimentati con monopropellente per spostare il satellite Adras-j fino a raggiungere l’obiettivo a una distanza ravvicinata che non ha precedenti.
Secondo il più recente report dell’Esa la quantità di detriti spaziali in orbita è in rapido aumento. Al momento, circa 35.000 sono sotto costante osservazione delle reti terrestri di sorveglianza, come l’Eusst europea a cui partecipa anche Asi.
In totale però, i detriti più grandi di un centimetro sono stimati in oltre un milione e sono in grado di provocare danni gravissimi e irreversibili nel caso d’impatto con altri oggetti in orbita.
Per questa ragione, i governi di varie nazioni stanno valutando l’impiego di operatori privati, da affiancare alle agenzie spaziali di Stato, con lo scopo di migliorare la sorveglianza ed eventualmente procedere a operazioni di pulizia o recupero di quelli più preoccupanti.
La Astroscale è uno di questi operatori indipendenti e ha effettuato l’avvicinamento dimostrativo su commissione di Jaxa, l’agenzia spaziale giapponese, nell’à mbito del programma Crd2 (Commercial Removal of Debris Demonstration), che ha come obiettivo ultimo sia la rimozione di detriti spaziali che il sostegno allo sviluppo delle aziende private nipponiche operanti in orbita bassa.
L’azienda giapponese è stata anche già ingaggiata dalla Onebit per rimuovere nel 2027 uno dei suoi satelliti in disuso, catturandolo con una piastra magnetica. Astroscale sta anche sviluppando uno ‘spazzino spaziale’ con Esa, chiamato Elsa-M, grazie al quale l’Agenzia avvierà la missione ‘Comet’ per il recupero di due satelliti in orbita risalenti agli anni ’90, di proprietà dell’agenzia spaziale britannica Uksa e ormai dismessi.
Sebbene le immagini di Adras-j siano le più ravvicinate e accurate mai fatte a un detrito spaziale, non sono le prime della storia.
Nel 2003 infatti, il mini-satellite americano Xss-10 ha incontrato e fotografato a scopo dimostrativo lo stadio superiore scarico di un razzo Delta II, alla deriva intorno alla Terra.
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Crediti delle due immagini: Astroscale