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Da Juno nuovi indizi sul ghiaccio di Europa

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È stata scoperta da Galileo nel 1610, fa parte del quartetto dei ‘satelliti medicei’ di Giove e la sua superficie è ricoperta da una coltre glaciale che nasconde un oceano sotterraneo: stiamo parlando della luna Europa, che si è messa in ‘posa’ per la sonda Juno della Nasa, svelando alcuni particolari di notevole interesse per gli scienziati. Il servizio fotografico è stato realizzato dalle fotocamere JunoCam e Sru (Stellar Reference Unit) della sonda durante il suo sorvolo più ravvicinato a Europa (29 settembre 2022), svoltosi a una distanza di 355 chilometri. Le immagini sono state analizzate in due differenti studi, uno di Planatary Science Journal (per le 4 foto di JunoCam) e uno di Jgr Planets (per la foto di Sru): si tratta infatti delle prime foto ad alta risoluzione di Europa scattate dall’epoca della sonda Galileo della Nasa, che effettuò l’ultimo sorvolo della luna nel 2000.

Nelle immagini di JunoCam appaiono una serie di strutture già note, come blocchi di ghiaccio, scarpate, creste e avvallamenti; i ricercatori, però, hanno notato anche qualcosa di nuovo, ovvero delle depressioni distribuite irregolarmente, caratterizzate da pareti ripide e ampie fino a 50 chilometri. Secondo gli studiosi, assomigliano a grandi fosse ovoidali precedentemente individuate in altre zone di Europa. Questi nuovi dettagli, mappati per la prima volta nell’emisfero meridionale, sono stati associati alla teoria dello slittamento polare (true polar wander) che caratterizzerebbe la coltre ghiacciata di questa luna: questo guscio esterno sarebbe libero di galleggiare sull’oceano sotterraneo e di muoversi. Lo scollegamento tra l’interno roccioso di Europa e il suo guscio sarebbe quindi all’origine delle varie strutture sopra citate, frutto dello stress cui è sottoposto il ghiaccio.

Anche la foto di Sru riveste motivo d’interesse: dato che questa fotocamera riesce a essere molto sensibile in condizioni di scarsa illuminazione, è stato possibile riprendere il versante al buio di Europa da cui emergono creste frastagliate e macchie scure, riconducibili a potenziali pennacchi di vapore acqueo. Una delle strutture più interessanti di questa immagine è una porzione di superficie molto accidentata, ampia oltre 60 chilometri: in essa sono presenti collinette, creste sporgenti e materiale di colore bruno-rossastro. Per la sua forma, quest’area è stata soprannominata “L’ornitorinco” e sarebbe indicativa di un’eventuale, futura frattura del guscio ghiacciato di Europa: i cedimenti potrebbero avvenire in luoghi dove sacche di acqua salata dell’oceano sotterraneo si annidano proprio sotto la superficie.

Juno, lanciata il 5 agosto 2011, ha raggiunto l’orbita di Giove il 5 luglio 2016 e da allora ha iniziato la sua attività scientifica, mirata a comprendere l’origine e l’evoluzione del pianeta. La missione, grazie all’impegno dell’Agenzia Spaziale Italiana, vanta un significativo contributo ‘tricolore’ con lo spettrometro Jiram (strumento dell’Inaf-Iaps, realizzato da Leonardo) e lo strumento di radioscienza KaT (Ka-Band Translator, dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma, realizzato da Thales Alenia Space-Italia.

In alto: la superficie di Europa vista dalla Sru di Juno; sulla destra, si nota “L’ornitorinco” (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/SwRi) 

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, lavora in ASI dal 2000 e dal 2011 si occupa di comunicazione web presso l'Unità Multimedia dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.