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    Categorie: cosmo

Studiare il Dna a gravità zero

L'esperimento miniPCR

Un laboratorio molecolare su misura per i voli nello spazio: sviluppato dalla Nasa, è stato testato con successo dall’equipaggio dell’Expedition 52-53, tra cui Paolo Nespoli. E stanno arrivando i primi risultati

Astronauti, piante, microbi. Nello spazio, mettere in relazione queste forme di vita così diverse tra loro ha perfettamente senso: la ragione è semplice, e va cercata nel Dna. L’acido deossiribonucleico è il ‘codice’ dove stanno scritte tutte le informazioni che determinano gli esseri viventi, dai batteri all’uomo. Studiare il Dna– umano o vegetale –  nello spazio può aiutare a comprendere l’impatto della microgravità sugli organismi viventi, e da tempo gli scienziati sfruttano a questo scopo la Stazione spaziale internazionale.

In passato, i campioni preparati nello spazio venivano poi riportati sulla Terra per essere analizzati: l’attrezzatura necessaria per il sequenziamento del Dna è infatti molto ingombrante, e difficile da trasportare sulla Iss. Eppure negli ultimi anni la Nasa ha lavorato a soluzioni alternative per effettuare test molecolari direttamente a bordo della stazione, finanziando diversi esperimenti mirati. Uno di questi è il progetto  miniPCR, che permette di studiare il Dna a gravità zero. Si tratta di una strumentazione in miniatura per effettuare la reazione a catena della polimerasi, una tecnica di biologia molecolare che consente la moltiplicazione di frammenti di acidi nucleici, ottenendo così in vitro una grande quantità di materiale genetico.

La miniPCR è stata sperimentata l’anno scorso dall’equipaggio dell’Expedition 52-53, a cui ha partecipato anche l’astronauta italiano Paolo Nespoli. Questa tecnologia ha dimostrato le grandi potenzialità dello studio del Dna in microgravità: ad esempio, ha permesso di identificare a bordo della stazione alcuni microbi prima sconosciuti. “È iniziata una mini rivoluzione – commenta Sarah Wallace del programma Biomolecule Extraction and Sequencing Technology della Nasa – Abbiamo attrezzato un laboratorio molecolare sulla stazione, con una tecnologia a misura dei voli spaziali.”

Giulia Bonelli: Giornalista scientifica freelance appassionata di clima, ambiente, osservazione della Terra e astronomia. Ha una laurea in filosofia e un master in comunicazione della scienza alla Sissa di Trieste. Collabora con la società di comunicazione della scienza formicablu ed è co-fondatrice di Facta.eu, centro no profit che applica il metodo scientifico al giornalismo. Dal 2015 collabora con Global Science, convinta che lo spazio sia un punto di vista privilegiato per comprendere meglio il nostro pianeta.