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Marte, da Curiosity nuovi dati sulla cronologia dell’acqua

Si trova poco più a sud dell’equatore di Marte, ha un diametro di 154 chilometri e in passato ospitava un lago: si tratta del cratere Gale, che torna alla ribalta per uno studio centrato sulla sua acqua. La ricerca, pubblicata su Geology, è stata svolta da un gruppo di lavoro internazionale, coordinato dall’Imperial College di Londra, cui ha preso parte anche il Jet Propulsion Laboratory della Nasa. Gli scienziati hanno utilizzato i dati raccolti dal rover Curiosity dell’ente spaziale americano, soprattutto le immagini scattate dalla MastCam, la sua principale fotocamera scientifica.

Analizzando questo materiale, il team ha individuato delle tracce indicative del fatto che il cratere Gale sarebbe stato ricco d’acqua anche nel periodo in cui Marte era già diventato un mondo arido e polveroso. Gli indizi in questione sono costituiti da sedimenti deformati all’interno di un’arenaria che potrebbero essere stati prodotti unicamente dall’acqua. L’alterazione degli strati potrebbe essere avvenuta in diversi modi a seconda delle condizioni dell’acqua: una forte pressione dell’acqua allo stato liquido avrebbe prodotto le deformazioni, mentre in caso di ghiaccio essere sarebbero state causate dall’alternanza di fasi di congelamento e di scioglimento. Anche l’acqua salata avrebbe potuto produrre degli effetti, connessi agli sbalzi termici.

I sedimenti analizzati sono quelli del Monte Sharp, la vetta che si erge per oltre 5 chilometri all’interno del cratere Gale. Infatti, Curiosity, mentre si inerpicava sui fianchi della montagna, ha incontrato rocce particolarmente giovani situate in ambienti piuttosto secchi finché non si è imbattuto in una formazione di arenaria (nota come formazione Stimson) che aveva preservato grandi dune sabbiose.

Dall’esame delle immagini gli studiosi hanno notato che questa struttura rocciosa si era depositata dopo la ‘nascita’ del Monte Sharp e che presentava caratteristiche compatibili con l’azione dell’acqua. I cumuli sabbiosi, infatti, seguono degli schemi piuttosto regolari mentre nel caso della suddetta arenaria si presentano contorti in forme singolari: le dune, secondo gli scienziati, devono essere state modificate poco dopo il loro accumulo e attestano che l’acqua doveva essere presente appena sotto la superficie del pianeta.

Il gruppo di lavoro ritiene che la scoperta abbia implicazioni per future missioni di esplorazione, soprattutto quelle riguardanti la ricerca di eventuali forme di vita primordiale: se il cratere Gale è stato effettivamente una zona umida per un lungo periodo, l’intera area potrebbe essere stata abitabile in un maggiore arco di tempo.

In alto: il rover Curiosity (Crediti: Nasa) 

In basso: l’area studiata da Curiosity (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/Msss – Geology 2024 Steven G. Banham et al.) 

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, lavora in ASI dal 2000 e dal 2011 si occupa di comunicazione web presso l'Unità Multimedia dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.