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Sguardi satellitari sui fiumi atmosferici

Sono flussi lunghi e concentrati di aria carica di umidità, che scorrono nell’atmosfera anche per migliaia di chilometri e sono capaci di trasportare vapore acqueo dai Tropici verso latitudini più elevate: si tratta dei ‘fiumi atmosferici’ (atmospheric rivers), un fenomeno in grado di influenzare il clima in diverse aree della Terra. Queste correnti, che possono estendersi anche per 2mila chilometri, svolgono un ruolo importante nel sistema climatico del nostro pianeta, portando la pioggia in aree siccitose; ma, allo stesso tempo, sono anche all’origine di pericolose inondazioni. Il loro monitoraggio, quindi, è di fondamentale importanza ed è il focus di un recente studio pubblicato su Journal of Geophysical Research: Atmospheres; l’indagine, coordinata dal Dipartimento di Scienze Atmosferiche ed Oceaniche dell’Università della California-Los Angeles, si basa su dati satellitari e su un algoritmo sviluppato dal team della ricerca.

In particolare, sono state utilizzate le informazioni raccolte dagli strumenti Airs (Atmospheric Infrared Sounder) e Amsu-A (Advanced Microwave Sounding Unit) di Aqua, satellite della Nasa dedicato allo studio delle precipitazioni, dell’evaporazione e del ciclo dell’acqua. Riuscire a rilevare i fiumi atmosferici nelle osservazioni satellitari è notoriamente un’attività sfidante a causa delle scarse informazioni sui venti. Gli autori del saggio, però, sono riusciti a desumere questi dati, in forma tridimensionale, basandosi sulla distribuzione spaziale della temperatura rilevata dal satellite; combinando tali informazioni con quelle sull’umidità, gli scienziati – per la prima volta – sono riusciti a elaborare un metodo per individuare i fiumi atmosferici nelle osservazioni dallo spazio e hanno realizzato un dataset su scala pressoché globale.

Il metodo prevede l’utilizzo di un algoritmo che incorpora i dati tridimensionali dei venti, con cui è stato possibile tracciare un quadro molto più accurato degli eventi meteorologici estremi. Il sistema è stato utilizzato anche per analizzare sotto una nuova luce i database già esistenti sui fiumi atmosferici e rideterminare alcuni parametri: ad esempio, gli studiosi hanno notato che in passato era stata sovrastimata la frequenza delle precipitazioni connesse a queste particolari correnti, mentre ne era stata sottostimata l’intensità. Il gruppo di lavoro, quindi, ritiene che i risultati raggiunti nello studio possano migliorare la qualità dei modelli informatici relativi ai fiumi atmosferici e alle precipitazioni a essi associate.

In alto: i fiumi atmosferici (Crediti: Noaa) 

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, lavora in ASI dal 2000 e dal 2011 si occupa di comunicazione web presso l'Unità Multimedia dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.