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Fioritura di baby stelle dal caos

Culle stellari in luoghi inaspettati, svelate dalla sensibilità degli strumenti del telescopio spaziale Hubble nell’ultravioletto: è quanto avvenuto nel corso di uno studio centrato sulle code di marea, ovvero quelle sottili strutture che si creano quando due galassie si incontrano non proprio amichevolmente. Gli astronomi hanno utilizzato le immagini scattate dallo storico telescopio Nasa-Esa con le attuali fotocamere Acs (Advanced Camera for Surveys) e Wfc3 (Wide Field Camera 3), cui hanno aggiunto quelle d’archivio realizzate dalla dismessa fotocamera Wfpc2 (Wide Field and Planetary Camera 2). Si sono concentrati quindi su sette sistemi galattici impegnati in processi di fusione e hanno riscontrato la presenza di 12 code di marea protese nello spazio e costituite da gas, polveri e stelle. Queste strutture, che ricordano dei girini o dei luminosi festoni natalizi, nascondono al loro interno degli ammassi formati da baby astri: gli studiosi ne hanno individuati ben 425.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, infatti, eventi traumatici come le collisioni galattiche non distruggono le stelle: anzi, rimescolando i loro ‘ingredienti’ di base, danno il via alla nascita di nuove generazioni di astri. Utilizzando i dati di Hubble, gli studiosi hanno calcolato la massa e l’età di questo folto gruppo di cluster stellari e sono giunti alla conclusione che si tratta di realtà piuttosto giovani (‘solo’ 10 milioni di anni sulle spalle) e molto attive come nursery stellari.

Il futuro di questi ammassi è tra gli interrogativi cui gli scienziati stanno cercando di rispondere: essi potrebbero mantenere il loro equilibrio gravitazionale ed evolvere successivamente in cluster stellari globulari o disperdersi creando un alone di astri nei pressi della loro galassia ospite, oppure ancora essere espulsi dalla loro attuale collocazione e diventare un insieme di stelle intergalattiche e vagabonde. Questi cluster annidati nelle code mareali, secondo gli astronomi, dovrebbero essere stati piuttosto comuni nell’Universo primordiale quando i tamponamenti fra galassie erano più frequenti: di conseguenza, gli ammassi osservati da Hubble costituiscono un importante laboratorio per osservare un’epoca remota.

In alto: Am 1054-325 con la sua coda mareale, una delle galassie osservate da Hubble per lo studio descritto nell’articolo (Crediti: Nasa, Esa, StScI, Jayanne English-University of Manitoba)

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, lavora in ASI dal 2000 e dal 2011 si occupa di comunicazione web presso l'Unità Multimedia dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.