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Webb inquadra una ‘coda di gatto’ in un sistema planetario vicino a noi

Webb continua a vedere oltre, superando le aspettative degli astronomi.

Il telescopio spaziale ha puntato il suo obiettivo su Beta Pictoris, un sistema planetario situato nella Costellazione del Pittore a circa 63 anni luce da noi.

Con l’intento di studiare la composizione dei due dischi di detriti che circondano la stella, con il suo strumento nel medio infrarosso (Miri), il telescopio spaziale ha fotografato una terza struttura mai osservata prima.

«Beta Pictoris è un disco di detriti che ha tutto: una stella molto luminosa e vicina che possiamo studiare molto bene, un ambiente cirumstellare complesso con un disco multicomponente, comete e due pianeti – ha detto Isabel Rebollido del Centro spagnolo di Astrobiologia e autore principale dello studio presentato al 243° incontro dell’American Astronomical Society che si chiude oggi a New Orleans – Sebbene siano state effettuate precedenti osservazioni da Terra in questo intervallo di lunghezze d’onda, non avevamo la sensibilità e la risoluzione spaziale che abbiamo ora con Webb, quindi questa caratteristica non era ancora stata rilevata».

Si tratta di una struttura che ha la forma di una ‘coda di gatto’ che emerge dal disco circumstellare, una curva di detriti mai osservata nei dischi attorno ad altre stelle. Gli scienziati hanno tentato di spiegare la sua origine attraverso diversi modelli. «La caratteristica della coda del gatto è molto insolita e riprodurre la curvatura con un modello dinamico è stato difficile – ha spiegato Christopher Stark del Goddard Space Flight Center della Nasa e coautore dello studio – Il nostro modello suggerisce che la polvere possa essere stata espulsa dal sistema in modo estremamente rapido». Anche se saranno necessari ulteriori test, l’idea è che circa cento anni fa ci sia stata una collisione; la polvere che si è creata ha seguito la stessa direzione orbitale della sua fonte, iniziando poi a diffondersi in modo che le particelle più piccole e soffici si siano allontanate dalla stella in modo più rapido.

Prendendo in considerazione la luminosità della coda, gli astronomi stimano che la quantità di polvere al suo interno sia equivalente a quella di un grande asteroide distribuito su 10 miliardi di miglia.

I dati nel medio infrarosso di Webb hanno rivelato anche differenze di temperatura tra i due dischi di Beta Pictoris, probabilmente dovute a differenze nella composizione.

 

Immagine in evidenza: il sistema stellare Beta Pictoris fotografato dallo strumento Miri del Jwst – Crediti: Nasa, Esa, Csa, C. Stark, K. Lawson, J. Kammerer (Eso), M. Perrin

Barbara Ranghelli: Giornalista scientifica. Da sempre attratta dal cielo, ho iniziato a indagarlo dall’età di 7 anni. Prima con mio zio dalla Sicilia, poi con la rivista “L‘Astronomia” fondata da Margherita Hack che raccontava le Costellazioni attraverso i Miti, infine con l’associazione astrofili “Altair” di Ostia, utilizzando il telescopio. Dopo una lunga parentesi nelle produzioni televisive broadcast, ho frequentato la Scuola di Giornalismo Lelio Basso di Roma e dal 2022 sono socia dell’Unione Giornalisti Scientifici Italiani.