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Al via Starling con la missione Baby Come Back

Il 18 luglio alle 3.27 (ora italiana) Rocket Lab ha lanciato con successo 7 CubeSat per conto di Nasa, Telesat e Spire Global, dallo spazioporto della penisola di Mahia, nell’Isola del Nord della Nuova Zelanda.

La compagnia Neozelandese, con un vettore Electron, ha compiuto così il suo 39esimo lancio con la missione denominata Baby come back in cui ha recuperato il primo stadio.

Rocket Lab, che ha sempre trovato nomi molto stravaganti per ogni missione, con questa ha confermato nuovamente la possibilità di riutilizzare il primo stadio del razzo. Circa 17 minuti dopo il decollo, il booster dell’Electron ha eseguito un ammaraggio nell’Oceano Pacifico che è stato poi recuperato.

Rispetto ai lanciatori riutilizzabili di SpaceX e Blue Origin, la differenza sta nelle modalità di recupero. Electron infatti è troppo piccolo per trasportare sufficiente carburante e rendere possibili le manovre di rientro verticale potenziato come per il Falcon 9 o il New Shepard. Il booster è quindi dotato di paracadute. L’azienda neozelandese aveva tentato, in precedenti missioni, il recupero con elicottero, ma l’esperimento è stato messo da parte.

Con Baby Come Back la Nasa ha avviato il programma Starling che durerà sei mesi. In questo arco temporale i quattro CubeSat distribuiti a ‘sciame’ (swarm mission) e quindi a non più di 270 chilometri di distanza l’uno dall’altro, viaggeranno in orbita bassa per svolgere un test e dimostrare di essere in grado di coordinarsi per raccogliere dati scientifici senza il controllo da Terra.

Rocket Lab ha portato in orbita anche un satellite per la società di comunicazioni canadese Telesat e due cubesat per Spire Global, una società della Virginia i cui satelliti osservano la Terra nelle frequenze radio.

L’azienda sin dal primo lancio nel 2017, ha scelto nomi bizzarri per le missioni: ha iniziato con It’s a test (‘E’ un test’), poi Still Testing (‘Ancora testando’) e It’s Business Time (‘E’ ora di lavorare’). Sono seguite This One’s for Pickering (‘Questa è per la raccolta’) Two Thumbs Up (‘Pollici in alto’), That’s a Funny-Looking Cactus (‘Questo sembra un simpatico cactus), Look Ma, No Hands (‘Guarda mamma, senza mani’)…

 

Immagine in evidenza: il lancio del 18 luglio 2023 di Electron dal Mahia Launch Complex in Nuova Zelanda – Crediti: Rocket Lab

Barbara Ranghelli: Giornalista scientifica. Da sempre attratta dal cielo, ho iniziato a indagarlo dall’età di 7 anni. Prima con mio zio dalla Sicilia, poi con la rivista “L‘Astronomia” fondata da Margherita Hack che raccontava le Costellazioni attraverso i Miti, infine con l’associazione astrofili “Altair” di Ostia, utilizzando il telescopio. Dopo una lunga parentesi nelle produzioni televisive broadcast, ho frequentato la Scuola di Giornalismo Lelio Basso di Roma e dal 2022 sono socia dell’Unione Giornalisti Scientifici Italiani.