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Fumo e smog galattici: Webb osserva una galassia a 12 miliardi di anni luce

E’ stato come togliersi una benda dagli occhi e mettere a fuoco qualcosa di noto, scoprendo dettagli inediti.

Grazie alle osservazioni con il potente JWST e sfruttando la fisica di Einstein, Justin Spilker della Texas A&M University ha guidato un team internazionale individuando molecole organiche complesse su una galassia, già osservata in passato,  distante 12 miliardi di anni luce dalla Terra.

La galassia si chiama SPT0418-47 e la firma rivelatrice ha dato un nome alle molecole organiche complesse: si tratta degli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), che sulla Terra sono associati a fumo e smog  tossici per l’uomo.

A 12 miliardi di anni luce dalla Terra le stesse molecole non sono così disastrose per i loro ecosistemi cosmici.

«Queste grandi molecole sono in realtà piuttosto comuni nello spazio. Gli astronomi pensavano che fossero un buon segno della formazione di nuove stelle. Ovunque si vedessero queste molecole, c’erano anche piccole stelle che brillavano», specifica Spilker.

Non ha fatto tutto Webb. Il team conosceva la galassia SPT0418-47 e sapeva che non era sola. La galassia, a più di 12 miliardi di anni luce di distanza è preceduta e allineata con una seconda galassia a soli tre miliardi di anni luce dalla nostra prospettiva sulla Terra.

La galassia osservata da Webb mostra un anello di Einstein causato da un fenomeno noto come lensing, che si verifica quando due galassie sono quasi perfettamente allineate dalla nostra prospettiva sulla Terra. La gravità della galassia in primo piano provoca la distorsione e l’ingrandimento della luce della galassia sullo sfondo, come se si guardasse attraverso lo stelo di un bicchiere di vino.
S.Doyle/J. Spiller

Il fenomeno chiamato gravitational lensing, previsto dalla teoria della relatività di Albert Einstein,  entra in azione quando due galassie sono quasi perfettamente allineate dal nostro punto di vista sulla Terra. La luce della galassia sullo sfondo viene allungata e amplificata dalla galassia in primo piano in una forma ad anello, nota come anello di Einstein.

«Quel livello di ingrandimento è in realtà ciò che ci ha fatto interessare a guardare questa galassia con Webb, perché ci permette davvero di vedere tutti i ricchi dettagli di ciò che costituisce una galassia nell’universo primordiale che non avremmo mai potuto vedere altrimenti».

Alla scoperta hanno collaborato anche l’astronomo del Goddard Space Flight Center della NASA  Jane Rigby  e il professore dell’Università dell’Illinois  Joaquin Vieira, oltre che  dozzine di astronomi in tutto il mondo. Kedar Phadke, dell’Università dell’Illinois Urbana-Champaign,  ha guidato lo sviluppo tecnico delle osservazioni Webb.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature.

In apertura: immagine in falsi colori ottenuta con Webb, la galassia in primo piano è mostrata in blu, mentre la galassia sullo sfondo è in rosso. Le molecole organiche sono evidenziate in arancione.

CREDITO: J. Spilker / S. Doyle, NASA, ESA, CSA

 

 

 

Giuseppina Pulcrano: Giornalista pubblicista e attuale responsabile dell'unità Multimedia per Agenzia Spaziale Italiana, ho lavorato per il settore diffusione della cultura aereospaziale fin dagli anni '90. Distaccata presso MediaInaf per due anni. Laurea e master di secondo livello biennale presso la Sissa di Trieste : Master in Comunicazione della Scienza "Franco Prattico".