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Il Webb non delude e svela il tesoro nascosto di stelle e galassie

Scientists are getting their first look with the NASA/ESA/CSA James Webb Space Telescope’s powerful resolution at how the formation of young stars influences the evolution of nearby galaxies. The spiral arms of NGC 7496, one of a total of 19 galaxies targeted for study by the Physics at High Angular resolution in Nearby Galaxies (PHANGS) collaboration, are filled with cavernous bubbles and shells overlapping one another in this image from Webb’s Mid-Infrared Instrument (MIRI). These filaments and hollow cavities are evidence of young stars releasing energy and, in some cases, blowing out the gas and dust of the interstellar medium they plough into. Until Webb’s high resolution at infrared wavelengths came along, stars at the earliest point of their lifecycle in nearby galaxies like NGC 7496 remained obscured by gas and dust. Webb’s specific wavelength coverage (7.7 and 11.3 microns), allows for the detection of polycyclic aromatic hydrocarbons, which play a critical role in the formation of stars and planets. In Webb’s MIRI image, these are mostly found within the main dust lanes in the spiral arms. In their analysis of the new data from Webb, scientists were able to identify nearly 60 new, undiscovered embedded cluster candidates in NGC 7496. These newly identified clusters could be among the youngest stars in the entire galaxy. At the centre of NGC 7496, a barred spiral galaxy, is an active galactic nucleus (AGN). An AGN is a supermassive black hole that is emitting jets and winds. The AGN glows brightly at the centre of this Webb image. Additionally, Webb’s extreme sensitivity also picks up various background galaxies,far distant from NGC 7496, which appear green or red in some instances. NGC 7496 lies over 24 million light-years away from Earth in the constellation Grus.In this image of NGC 7496, blue, green, and red were assigned to Webb’s MIRI data at 7.7, 10 and 11.3, and 21 microns (the F770W, F1000W and F1130W, and F2100W filters, respectively

Una visione immersiva e mai vista prima del processo di formazione di giovani stelle. Le stesse galassie osservate con Hubble,  che presentavano al suo sguardo macchie oscure, vengono svelate dal Mid-Infrared Instrument (Miri) di Webb.

«Le aree completamente scure nelle immagini di Hubble si illuminano con dettagli minuziosi in queste nuove immagini a infrarossi, permettendoci di studiare come la polvere nel mezzo interstellare ha assorbito la luce dalle stelle in formazione e l’ha emessa di nuovo nell’infrarosso, illuminando un intricato rete di gas e polvere», ha affermato Karin Sandstrom dell’Università della California, San Diego e parte del team PHANGSPhysics at High Angular Resolution in Nearby Galaxies- che coinvolge più di 100 ricercatori in tutto il mondo.

L’entrata in scena del Webb soddisfa le lunghe attese della comunità scientifica che non poteva osservare le prime fasi del ciclo di vita di stelle nascoste da nubi di gas e polvere. Oggi, le potenti funzionalità a infrarosso del telescopio spaziale Webb, frutto della collaborazione Nasa, Esa e Csa, possono perforare la polvere e collegare i pezzi mancanti del puzzle.

Il lavoro di osservazione con gli ‘occhi’ del Webb riguarda le galassie M74, NGC 7496, IC 5332, NGC 1365 e NGC 1433. Specifiche lunghezze d’onda osservabili con Miri – 7,7 e 11,3 micron – e dalla Webb’s Near-Infrared Camera – 3,3 micron – sono sensibili all’emissione di idrocarburi policiclici aromatici, che svolgono un ruolo fondamentale nella formazione di stelle e pianeti. Queste molecole sono state rilevate da Webb nelle prime osservazioni del programma Phangs.

Cavità luminose di polvere ed enormi bolle di gas cavernose che rivestono i bracci a spirale di galassie, in alcune regioni, si compongono di gusci e bolle sia individuali che sovrapposti, dove le giovani stelle stanno rilasciando energia.

«Stiamo vedendo direttamente come l’energia della formazione di giovani stelle influisce sul gas che le circonda, ed è semplicemente straordinario», ha detto Erik Rosolowsky dell’Università di Alberta, in Canada.

Un prima e un dopo che consente agli scienziati di condurre un censimento completo e inedito della formazione stellare.

«Il censimento ci aiuterà a capire come la formazione stellare e il suo feedback si imprimono nel mezzo interstellare, dando origine alla prossima generazione di stelle, o di come possano impedire la formazione della prossima generazione di stelle», afferma Janice Lee, capo scienziato dell’Osservatorio Gemini presso il NoirLab della National Science Foundation.

«Il set di dati vengono resi disponibili al pubblico non appena vengono osservate e ricevute sulla Terra», ha affermato Eva Schinnerer del Max Planck Institute for Astronomy di Heidelberg, in Germania, e leader della collaborazione Phangs.

Il team fa parte del programma General Observer 2107 e i primi 21 studi individuali sono stati pubblicati sul numero speciale di The Astrophysical Journal Letters. Il James Webb Space Telescope si è alzato in volo il 25 dicembre del 2021.

In apertura: particolari inediti dei bracci a spirale di NGC 7496  pieni di bolle cavernose e conchiglie che si sovrappongono l’una all’altra in questa immagine del Miri. In questa immagine di NGC 7496, blu, verde e rosso sono stati assegnati ai dati Miri di Webb rispettivamente nelle lunghezze d’onda di  7,7, 10 e 11,3 e 21 micron. Crediti: Nasa, Esa, Csa e J. Lee (NoirLab). Elaborazione immagini: A. Pagan (STScI)

 

Giuseppina Pulcrano: Giornalista pubblicista e attuale responsabile dell'unità Multimedia per Agenzia Spaziale Italiana, ho lavorato per il settore diffusione della cultura aereospaziale fin dagli anni '90. Distaccata presso MediaInaf per due anni. Laurea e master di secondo livello biennale presso la Sissa di Trieste : Master in Comunicazione della Scienza "Franco Prattico".