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Una nuova tecnica di monitoraggio per l’Antartide

È uno dei ghiacciai più importanti della calotta dell’Antartide Occidentale ed è tenuto particolarmente sotto controllo per il suo precario stato di salute: stiamo parlando del Thwaites, protagonista di uno studio appena pubblicato su Nature Geoscience e centrato su un nuovo metodo per monitorare i suoi segni di cedimento.

La ricerca (articolo: “Episodic dynamic change linked to damage on the Thwaites glacier ice tongue”) è stata svolta da un team di esperti delle Università di Leeds e di Bristol e descrive lo sviluppo di uno strumento per individuare gli indicatori di stress dei ghiacciai. La nuova metodologia unisce l’Intelligenza Artificiale alle immagini radar di Sentinel-1, coppia di satelliti che fa parte del programma europeo di Osservazione della Terra Copernicus.

L’algoritmo del nuovo strumento era stato originariamente ideato per identificare le cellule nelle immagini al microscopio; questa sua peculiarità è stata sviluppata dal team della ricerca in maniera tale da poter evidenziare i crepacci del Thwaites nelle foto di Sentinel-1. In questo modo i glaciologi potranno anche migliorare i modelli informatici relativi a questo ghiacciaio, ritenuto molto pericoloso: infatti, il Thwaites contiene una quantità di ghiaccio tale che, se si sciogliesse, potrebbe far innalzare il livello dei mari di circa 60 centimetri.

Gli studiosi si sono particolarmente centrati su alcune aree del Thwaites considerate più a rischio, ovvero quelle in cui il ghiaccio si protende nel mare e comincia a galleggiare. Il gruppo di lavoro ha analizzato i dati degli ultimi sei anni e ha individuato una complessa interazione tra la formazione dei crepacci e la velocità di movimento del ghiaccio. Infatti, le fratture si creano maggiormente quando lo scorrimento del ghiaccio accelera o rallenta; a sua volta, l’incremento dei crepacci fa sì che il ghiaccio cambi velocità mentre si modifica anche l’attrito tra la calotta glaciale e lo strato roccioso sottostante.

«Tradizionalmente si pensa che i cambiamenti dinamici sulle piattaforme di ghiaccio avvengano su scale temporali da decenni a secoli – ha commentato Anna Hogg, glaciologa dell’Università di Leeds e secondo autore dello studio – Di conseguenza, è stato sorprendente vedere questo enorme ghiacciaio accelerare e rallentare così rapidamente».

Quindi, la ricerca, secondo gli autori, evidenzia il ruolo dei crepacci nelle dinamiche delle piattaforme glaciali e sottolinea la necessità di realizzare modelli informatici ad esse relativi più accurati nel tener conto delle fratturazioni.

In alto: i crepacci del ghiacciaio Thwaites evidenziati con il nuovo strumento di indagine (Crediti: contiene dati modificati di Copernicus-Sentinel [2016–2021], processati dall’Università di Leeds e dall’Esa). L’immagine nelle dimensioni originali a questo link

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, lavora in ASI dal 2000 e dal 2011 si occupa di comunicazione web presso l'Unità Multimedia dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.