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Il ‘nascondino’ degli asteroidi

Si trovano in una posizione appartata, nel Sistema Solare interno, e complessa da individuare a causa della luminosità del Sole, ma non sono sfuggiti allo sguardo acuto degli odierni strumenti di osservazione: si tratta di tre asteroidi, classificati come Nea (Near-Earth Asteroid), e appartenenti a un’elusiva ‘famiglia’ che si cela nelle orbite della Terra e di Venere. Uno di essi ha particolarmente suscitato l’interesse degli studiosi per le sue dimensioni: si tratta del più grande oggetto celeste potenzialmente pericoloso scoperto negli ultimi 8 anni.

Il trio è al centro di un recente studio di The Astronomical Journal (articolo: “A Deep and Wide Twilight Survey for Asteroids Interior to Earth and Venus”), condotto da un gruppo di lavoro internazionale e coordinato dalla Carnegie Institution for Science di Washington. Tra i soggetti coinvolti nello studio vi è anche il Centro Esa di Coordinamento dei Near Earth Objects (Neo-Cc, presso la sede Esa di Frascati).

Nello specifico, gli scienziati si sono basati sui dati raccolti dalla fotocamera DeCam, installata sul telescopio Victor M. Blanco; il telescopio, situato in Cile, fa parte delle strutture di ricerca che fanno capo all’ente americano NoirLab (National Optical-InfraRed Astronomy Research Laboratory).

Le osservazioni per stanare gli asteroidi sono state effettuate al crepuscolo, dato che offriva le condizioni migliori per scandagliare l’area entro le orbite di Venere e della Terra. I componenti del trio sono stati ‘battezzati’ con codici alfanumerici: 2022 Ap7, 2021 Lj4 e 2021 Ph27. Tra essi quelli ritenuti di maggiore interesse sono il primo e il terzo; infatti, 2022 Ap7 è ampio 1,5 chilometri e ha un’orbita che potrebbe interferire con quella della Terra, mentre 2021 Ph27 ha il primato di essere l’asteroide più vicino al Sole tra quelli noti sinora.

Riuscire a osservare questo tipo di corpi celesti rappresenta una vera e propria sfida per gli astronomi: ogni giorno hanno a disposizione solo due brevi finestre di 10 minuti e devono comunque destreggiarsi con il riflesso della luce solare. Anche l’atmosfera della Terra può creare problemi in questo genere di osservazioni, specie se molto vicine all’orizzonte.

La ricerca, secondo gli autori, non solo è utile in termini di difesa planetaria ma costituisce anche un passo avanti nella comprensione della distribuzione dei piccoli corpi celesti nel Sistema Solare. Infatti, gli asteroidi Nea permettono agli scienziati di comprenderne gli spostamenti attraverso il Sistema Solare interno e la loro frammentazione causata dal calore e dall’interazione gravitazionale del Sole.

In alto: elaborazione artistica degli asteroidi Nea (Crediti: Doe/Fnal/DeCam/Ctio/NoirLab/Nsf/Aura/J. da Silva/Spaceengine) 

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, lavora in ASI dal 2000 e dal 2011 si occupa di comunicazione web presso l'Unità Multimedia dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.