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Osiris-Rex sulla giusta rotta verso la Terra

Osiris-Rex è sulla buona strada. La sonda Nasa ha imboccato la giusta rotta che la porterà, il 24 settembre 2023, a consegnare alla Terra il materiale prelevato dalla superficie di Bennu.

Il primo veicolo spaziale della Nasa progettato per la restituzione di un campione da un asteroide ha effettuato lo scorso 21 settembre una manovra di correzione della rotta, durante la quale ha acceso i suoi propulsori per 30 secondi per spostare la sua traiettoria verso il nostro Pianeta.
Quella del mese scorso è stata la prima modifica della traiettoria realizzata dal team di Osiris-Rex dal 10 maggio 2021, quando la sonda ha lasciato Bennu dopo circa due anni e mezzo in cui gli ha orbitato attorno, incominciando così il suo lungo viaggio di consegna.

Dopo aver raggiunto Bennu nel dicembre 2018, nella notte tra il 20 e il 21 ottobre 2020 Osiris-Rex ha segnato il primo storico contatto con un asteroide per la Nasa, toccando la superficie di Bennu per cinque secondi. Una carezza data a 331 milioni di km dalla Terra e durata un battito di ciglia, sufficiente tuttavia per raccogliere diversi frammenti dell’asteroide.

Riuscire a portare a casa questo prezioso bottino è la cruciale impresa che sta affrontando ora la sonda Nasa. Una consegna per nulla scontata che vedrà nel prossimo anno ulteriori modifiche graduali della traiettoria, con le quali il veicolo spaziale punterà verso il luogo esatto dove si troverà la Terra nel giorno in cui è prevista la consegna.

«Dobbiamo attraversare l’orbita terrestre nel momento in cui la Terra si troverà in quella stessa posizione», afferma Daniel Wibben, responsabile della progettazione di traiettoria e manovra presso la società KinetX Inc.

Questa prima manovra permetterà a Osiris-Rex di passare a circa 2.200 chilometri da noi, e poter cominciare così, nel luglio 2023, una serie di manovre di ulteriore avvicinamento. Quando arriverà a 250 chilometri dalla superficie terrestre, sarà abbastanza vicino per rilasciare nell’atmosfera terrestre la  capsula contenente il campione.

«Se la capsula è angolata troppo in alto, salterà fuori dall’atmosfera – afferma Mike Moreau, vice responsabile del progetto Osiris-Rex presso il Goddard Space Flight Center della Nasa – Se è angolata troppo in basso, brucerà nell’atmosfera terrestre».

Una volta entrata in atmosfera, la capsula di ritorno attraverserà gli Stati Uniti occidentali, dispiegherà il paracadute e, tramite questo, effettuerà un atterraggio di precisione presso lo Utah Test and Training Range, base dell’Air Force situata nel deserto del Gran Lago Salato. Da qui, la capsula sarà quindi trasportata al Johnson Space Center della Nasa, a Houston, dove li scienziati potranno aprirla e valutare quanto materiale abbia effettivamente recapitato.

Partita con l’obiettivo di raccogliere dall’asteroide almeno 60 grammi tra polveri e ciottoli, la sonda Nasa Osiris-Rex ha superato ogni previsione, procacciando durante l’incontro ravvicinato con Bennu un bottino stimato di centinai di grammi. Un’abbondanza che si è rivelata, tuttavia, un problema nei giorni successivi al prelievo: l’eccesso di materiale ha fatto sì che la sonda, quando era ancora in orbita attorno all’asteroide, disperdesse nello spazio parte del prezioso raccolto.

Se ne arriverà o meno a sufficienza sulla Terra, lo scopriremo una volta aperta la capsula: questo processo avverrà nel nuovo laboratorio di conservazione appositamente realizzato al Johnson Space Center, dove il campione verrà mantenuto in condizioni incontaminate. Con un approccio simile a quello utilizzato per i campioni lunari delle missioni Apollo, un’ampia frazione del materiale restituito da Osiris-Rex verrà conservato per essere studiato dalle generazioni future con tecnologie più all’avanguardia di quelle attuali. La distribuzione delle restanti porzioni destinate, invece, agli scienziati contemporanei operativi in tutto il mondo sarà gestita sempre dallo Johnson Space Center. 

Oltre a fornire informazioni sulla natura fisica dell’asteroide, lo studio dei campioni di Bennu ci permetterà di valutare l’efficacia delle tecniche di difesa planetaria da eventuali impatti cosmici. Lo scorso 27 settembre la Nasa ha sperimentato per la prima volta in assoluto la tecnica dell’impattore cinetico: la sonda Dart ha colliso l’asteroide Dimorphos a 12 milioni di chilometri di distanza con l’obiettivo di modificarne l’orbita. Un primo test di difesa planetaria avvenuto con successo sotto lo sguardo del nanosatellite LiciaCube di Asi.

Immagine in evidenza e video qui sopra: Illustrazione e animazione che mostrano mostra OSIRIS-REx che riporta sulla Terra il suo campione dell’asteroide Bennu. La capsula di rientro del campione entrerà nell’atmosfera terrestre, attraverserà gli Stati Uniti occidentali, dispiegherà il paracadute e atterrerà presso lo Utah Test and Training Range dell’Air Force nel deserto del Gran Lago Salato. Da lì, la capsula sarà trasportata al Johnson Space Center della Nasa a Houston, dove i campioni dell’asteroide Bennu saranno conservati, distribuiti e studiati per i decenni a venire.

Giuseppe Nucera: Comunicatore scientifico e Multimedia producer. Laureato in Sociologia, ho conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e dell'Innovazione Sostenibile dell'Università Milano-Bicocca. Dal 2012 collaboro con diverse agenzie editoriali e pubbliche per comunicare online ricerche e progetti scientifici.