X
    Categories: fotonews

Webb scruta nelle profondità della Nebulosa di Orione

La nuova immagine del James Webb è una scena pittorica che mostra insieme e nel dettaglio diversi processi cosmici. Il soggetto immortalato in questa ’ultima ‘opera’ è la Nebulosa di Orione, fotografata dallo strumento NirCam lo scorso 11 settembre.

Questa nebulosa stellare si trova nella costellazione di Orione, a 1.350 anni luce di distanza dalla Terra, in un ambiente simile a quello in cui è nato il nostro sistema solare, più di 4,5 miliardi di anni fa. Studiare questo angolo di universo permette agli astronomi di comprendere cosa sia successo durante i primi milioni di anni dell’evoluzione planetaria attorno al nostro Sole.

Tuttavia, la grande quantità di polvere che caratterizza le nebulose ne rendono impossibile l’osservazione con telescopi a luce visibile, come nel caso di Hubble. Il suo successore, il James Webb, invece, operando principalmente nello spettro dell’infrarosso, penetra la polvere riuscendo ora a mostrarci la Nebulosa di Orione in profondità.

Realizzata nell’ambito del programma Early Release Science, che coinvolge più di 100 scienziati in 18 Paesi, l’immagine compone le osservazioni attraverso diversi filtri di NirCam, con l’obiettivo di fare emergere all’interno della scena le emissioni di gas, la polvere e la luce stellare diffusa.

È così che al centro compare nitidamente la Barra di Orione, un muro di gas denso e polvere che nell’immagine si sviluppa dall’alto a sinistra al basso a destra. Sopra di essa si intravede l’ammasso del Trapezio che illumina gran parte della scena. La radiazione prodotta dalle stelle dell’ammasso sta erodendo la Barra di Orione, soprattutto le regioni esterne al muro di gas.

Crediti: Nasa, Esa, Csa

Al centro della Barra, che si allunga come due corna di bue, è situata la stella θ2 Orionis A. Osservabile nel riquadro in basso a sinistra, θ2 Orionis A è così luminosa da poter essere vista a occhio nudo da un luogo buio della Terra; la sua luce stellare si riflette sui grani di polvere che la circondano e provoca il bagliore rosso nelle immediate vicinanze.

Ma lo sguardo di Webb è andato ancora più nel dettaglio, mostrandoci strutture fino alla scala di 40 unità astronomiche, ovvero le dimensioni del nostro sistema solare. È il caso dei filamenti di materia osservabili nel riquadro in basso a destra. Strutture sottili e serpeggianti, queste sono particolarmente ricche di molecole di idrocarburi e idrogeno molecolare in grado di far nascere, quindi, nuove generazioni di stelle.

Altro dettaglio emerso nella nebulosa è una giovane stella ancorata all’interno del suo bozzolo, con il disco di gas e polvere che la circonda. A causa della forte radiazione emessa dalle stelle del Trapezio il disco subisce il fenomeno della fotoevaporazione, in cui i fotoni ad alta energia rubano molecole e atomi. Si crea così un bozzolo di polvere attorno alla protostella. Nella nebulosa si contano quasi 180 dischi in balia di questo processo dissipante, tra cui Hst-10 (quello nel riquadro in alto a destra) uno dei più grandi dischi dissolti tra quelli conosciuti.

Webb mostra, infine, una giovane stella all’interno di un globulo (nel riquadro in alto a sinistra): quando le nubi dense di gas e polvere diventano instabili dal punto di vista gravitazionale, collassano in embrioni stellari che diventano gradualmente più massicci fino a quando possono avviare la fusione nucleare nel loro nucleo, e iniziano a brillare. Questa giovane stella è ancora inserita nella sua nube natale.

Immagine in evidenza: la regione interna della Nebulosa di Orione vista dallo strumento NIRCam del James Webb Space Telescope. Crediti: Nasa, Esa, Csa

Giuseppe Nucera: Comunicatore scientifico e Multimedia producer. Laureato in Sociologia, ho conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e dell'Innovazione Sostenibile dell'Università Milano-Bicocca. Dal 2012 collaboro con diverse agenzie editoriali e pubbliche per comunicare online ricerche e progetti scientifici.