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Metis svela per la prima volta l’origine degli switchback

A pochi mesi dall’inizio delle osservazioni scientifiche della sonda Esa Solar Orbiter, il coronografo Metis, progettato da Istituto Nazionale di Astrofisica, Università di Firenze, Università di Padova, Cnr-Ifn, e realizzato dall’Agenzia Spaziale Italiana con la collaborazione dell’industria italiana, a bordo della sonda, ha osservato direttamente per la prima volta la propagazione delle perturbazioni del campo magnetico nella corona solare, denominate switchback.

Tali fluttuazioni rappresentano delle vere e proprie inversioni del campo magnetico che, come sotto l’effetto di una frusta, si propagano a grandissime distanze nello spazio interplanetario.

Nonostante tali fenomeni siano stati rilevati per la prima volta oltre trent’anni fa, dalle missioni Helios 1 e Helios 2 e successivamente misurati da parte della missione Nasa Parker Solar Probe, la loro origine non era stata ancora determinata.

Il risultato delle osservazioni del coronografo italiano Metis è stato ottenuto grazie ai dati acquisiti in concomitanza con il passaggio ravvicinato della sonda al Sole il 25 marzo scorso, quando Metis si trovava ad una distanza di sole 0.32 unità astronomiche dal Sole.

I dati ottenuti da Metis, pubblicati oggi sulla rivista Astrophysical Journal Letters, mostrano la propagazione di una di queste perturbazioni del campo magnetico nella corona solare e hanno permesso finalmente di discriminare tra diversi possibili meccanismi di formazione tra quelli finora proposti, mettendo inoltre in relazione questo tipo di processi con l’accelerazione del vento solare.

“Questo risultato è stato ottenuto grazie all’alta risoluzione raggiunta da Metis durante il passaggio ravvicinato al Sole, che ha permesso di risolvere e studiare la struttura su piccola scala della corona solare”, ha dichiarato Marco Stangalini, Ricercatore e responsabile di programma Asi della missione Solar Orbiter. “Inoltre, tutto ciò ci dimostra l’importanza di un approccio combinato nel quale misure del vento solare in-situ, osservazioni ad alta risoluzione e modelli numerici possono efficacemente essere usati in sinergia al fine di maturare la nostra comprensione di fenomeni estremamente complessi nell’atmosfera solare”.

“La prima immagine di uno switchback nella corona solare ha svelato il mistero della sua origine”, commenta Daniele Telloni dell’Inaf, primo autore dello studio. “Continuando a studiare il fenomeno potremmo riuscire a far luce sui processi che accelerano il vento solare

e lo riscaldano a grandi distanze dal Sole. Il passo successivo sarà, quindi, correlare le immagini degli switchback osservate da remoto con le loro misure locali”.

Quello del 26 marzo rappresenta il primo di una serie di passaggi ravvicinati nei quali Solar Orbiter osserverà simultaneamente diversi strati dell’atmosfera solare, fornendo importanti informazioni utili alla comprensione dei fenomeni solari che governano l’eliosfera e la meteorologia spaziale. Il prossimo passaggio ravvicinato è previsto per il 13 ottobre 2022.

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