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Semaforo verde per Artemis

È stato un vero e proprio percorso a ostacoli, ma alla fine lo Space Launch System ce l’ha fatta: ha superato la prova cruciale prima del suo debutto nello spazio. Si tratta del test chiamato wet dress rehearsal, letteralmente ‘prova bagnata’, tappa necessaria perché la Nasa potesse dare il semaforo verde alla missione. E, dopo numerosi rinvii per problemi tecnici, questa volta il semaforo verde è arrivato: il test è stato completato con successo, ha confermato l’agenzia statunitense durante una conferenza stampa online il 21 giugno. Presenti all’evento,

«È un grande giorno per la nostra squadra – ha comentato Charlie Blackwell-Thompson, direttore di lancio per Artemis al Kennedy Space Center della Nasa – siamo davvero orgogliosi di come tutto il team ha lavorato alle operazioni di caricamento del razzo».

Obiettivo principale della wet dress rehearsal era il rifornimento di carburante dello Space Launch System fino a pochi secondi prima dell’accensione dei motori. Le procedure sono iniziate sabato 18 giugno al Pad 39B, dove Sls aveva fatto ritorno qualche settimana fa dopo una pausa forzata di manutenzione. Tra il 19 e il 20 giugno ha preso il via la delicata fase di riempimento dei serbatoi di acqua per l’infrastruttura di soppressione del suono della piattaforma (da qui l’aggettivo wet, ‘bagnato’). Durante il decollo, il sistema scarica quasi 1,9 milioni di litri d’acqua sulla rampa di lancio, e lavora per assorbire l’energia acustica espulsa dall’accensione dei motori.

Il passo successivo è stato l’accensione della capsula Orion e dello stadio centrale di Sls. Questa fase comprende anche la preparazione dei quattro motori RS-25 del razzo, che comunque durante il test sono rimasti spenti. Il test si è concluso con successo quando in Italia era l’1:37 di notte del 21 giugno: questo ha decretato la buona riuscita della prova, con iln countdown volto a testare le funzionalità del razzo a una manciata di istanti prima della partenza, senza partenza. Ma in questo caso la fibrillazione del team della Nasa era simile a quella provata durante un liftoff vero e proprio, dal momento che proprio la prova bagnata nei mesi scorsi aveva messo in luce una serie di problemi.

Tutto è cominciato l’1 aprile, con il primo test bloccato per motivi di sicurezza a poco più di due ore dalla conclusione per un problema alle ventole che garantiscono la pressurizzazione del vettore. Il countdown del test è ricominciato il 4 aprile, ma anche in questo caso il caricamento del propellente è stato bloccato per un problema a una valvola di controllo dell’elio che ha la funzione di impedire al gas di fuoriuscire dal razzo.

Il test è poi ripreso il 12 aprile in una versione modificata: dopo aver analizzato il problema della valvola difettosa, il team della Nasa ha deciso di rifornire di carburante solo lo stadio centrale dell’Sls, e non anche lo stadio superiore. Modifica che però non si è rivelata sufficiente: quando lo stadio centrale era stato riempito al 49%, il team ha scoperto una perdita di idrogeno liquido nella sezione situata alla base del lanciatore. Questo ha provocato il terzo stop al test.

A fine aprile, una volta confermato che occorrevano operazioni di manutenzione straordinaria il razzo più potente mai costruito ha fatto ritorno al Vehicle Assembly Building (Vab) per manutenzione dopo una delicata operazione di rollback (ritiro, appunto).

Nel mese di maggio, il team della Nasa è riuscito a sostituire la valvola di controllo dell’elio dello stadio superiore risultata difettosa. Identificato anche il motivo della perdita di idrogeno liquido, legato a un collegamento tra la rampa di lancio mobile e il primo stadio del razzo.

Ingegneri e tecnici della Nasa hanno anche controllato l’hardware di supporto e parte del sistema di scarico. Inoltre sono stati installati alcuni rivelatori per migliorare la diagnostica di potenziali perdite di gas. Anche la capsula Orion, installata sulla sommità del razzo, è stata controllata per escludere il rischio di infiltrazioni.

Questo ha permesso il ritorno di Sls al pad 39B, e la nuova pianificazione del test. Che oggi, finalmente, può dirsi riuscito.

In realtà non è andato proprio tutto perfettamente liscio. Anche questa colta, durante il rifornimento del carburante, il team di Artemis ha notato una piccola perdita di idrogeno. Ma ha deciso di ‘mascherare’ intenzionalmente i dati per permettere al conto alla rovescia di continuare. Il cambiamento ha implicato l’interruzione del countdown a 29 secondi prima del ‘decollo’, invece di 9 secondi originariamente previsti. Abbastanza però per decretare la buona riuscita del test.

Come ha spiegato la Nasa durante la conferenza stampa, ora il team di missione analizzerà tutti i dati della prova bagnata, prima di stabilire ufficialmente la data di lancio di Artemis 1.

«Come per ogni test che eseguiamo – ha detto Charlie Blackwell-Thompson – andremo a esaminare i risultati che abbiamo raggiunto e quelli che non abbiamo ottenuto. E definiremo un piano per andare avanti».

Se i controlli della Nasa daranno un esito favorevole, è possibile che l’agenzia punti alla prima opportunità di lancio, prevista per il 29 agosto. Tuttavia, tra il 2 e il 6 settembre c’è una finestra di lancio che potrebbe potrebbe rappresentare un’opzione più fattibile.

Quel che è certo, è che presto con Artemis 1 avrà ufficialmente inizio il nuovo programma di esplorazione del nostro satellite, con la prima missione senza equipaggio che un giorno porterà l’essere umano ad avere una presenza stabile sulla Luna.

 

Immagine in apertura: Sls verso il Pad 39B Crediti: Nasa/Ben Smegelsky

Giulia Bonelli: Giornalista scientifica