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Una Margherita nella Galassia

Anticamente, il legame tra scienziati e poeti era strettissimo. Loro era il compito di travasare la metrica della scienza in quella delle lettere, la sola in grado di preservare il fascino della scoperta e la bellezza del sapere. Così Arato di Soli, nel IV secolo a.C. descrisse nei Phaenomena il cielo del matematico e astronomo Eudosso di Cnido; così Lucrezio celebrò nel De Rerum Natura la fisica Epicurea. Margherita Hack è uno dei rari casi in cui entrambe le figure, la scienziata e la “poetessa”, convivono nella stessa persona.

Ricorda Francesca Matteucci, che Margherita Hack chiamava affettuosamente la sua “successora”: «All’indomani della più grande tragedia del secolo scorso, uno scrittore (Elio Vittorini) si pose provocatoriamente l’interrogativo se potessero i poeti ignorare il secondo principio della termodinamica. Nel trarre un bilancio del suo percorso di ricercatrice, Margherita Hack ha rovesciato il problema: se possano gli uomini e le donne di scienza ignorare la poesia». Non a caso l’edizione 2022 della “Festa di Teatro Ecologico”, che coniuga recitazione, musica e scienza e che si svolge con il patrocinio di ASI e INAF, è dedicata al centenario della pubblicazione delle Novelle di Luigi Pirandello e alla nascita di Margherita Hack.

Perché la vita di Margherita Hack è stata un romanzo che lei ha raccontato con una passione e una immediatezza che non ha pari nella letteratura scientifica. Solo così si possono spiegare le lunghe code davanti alle librerie in cui si mescolavano età, generi, professioni, vite. Lei non si faceva pregare, lei che pure era stata testimone e allo stesso tempo protagonista della grande stagione dell’astrofisica stellare:

«Ottant’anni sembrano anche mille se penso a come è cambiato il mondo, la mia città, l’Italia, la scienza, e in particolare l’astrofisica: quello che oggi si sa di stelle, galassie, Universo… praticamente tutto lo si è scoperto nel corso della mia vita. All’inizio degli anni Venti del secolo scorso, l’Universo conosciuto era tutto sommato piccolo e tranquillo. Non si sapeva che esistono miliardi di galassie e che ogni galassia è formata da centinaia di miliardi o migliaia di miliardi di stelle, che molte di queste stelle sono anche cento volte più grandi del nostro Sole e hanno una vita movimentata e burrascosa. Non si sapeva che esistono fenomeni come i buchi neri, le esplosioni di raggi gamma, le quasar, che producono quantità di energia inimmaginabili, a volte in un lampo brevissimo, che ci sono molti altri sistemi solari simili al nostro e che quindi la vita può essere un fenomeno relativamente comune; non si sapeva che l’Universo ha avuto origine dal big bang, un’esplosione primordiale di cui ancora oggi si sente l’eco nello spazio. È come se si fossero via via aperte tante finestre, che ci hanno permesso finalmente di vedere il mondo esterno».

A tutte queste finestre Margherita Hack si è affacciata spinta dalla curiosità della scienza. Sapeva che se si voleva studiare quell’”universo violento” su cui si spalancavano bisognava essere ambiziosi, coltivare grandi progetti e andare nello spazio a osservare il cosmo senza il filtro dell’atmosfera. Ma ha anche capito che per vegliare sul lungo e complicato percorso che porta una idea a concretizzarsi, magari fino a giungere su una rampa di lancio, bisognava assumersi delle precise responsabilità. Lo ha fatto da par suo, guidando l’Osservatorio di Trieste verso una eccellenza mondiale. Ma non solo: alle attività scientifiche e istituzionali si è accompagnata una costante e uguale attenzione alle tematiche sociali – antesignana con il suo esempio di quella parità di genere che fatica ancora farsi strada.

Celebri le sue incursioni mediatiche, irrispettosa dei loro rituali, spinta dal desiderio di raccontare le scoperte dell’astronomia senza doverle necessariamente separare da quel che le circonda, con i suoi modi diretti, insofferente verso qualunque intromissione di ignoranza, superstizione e religione nella scienza.

Non si risparmiava nella produzione scientifica e letteraria quanto prodiga era nel partecipare e sostenere i progetti altrui. Su tutti spicca l’aver difeso prima e abbracciato poi senza riserve, la rocambolesca fondazione di quel successo editoriale che fu il mensile l’Astronomia, che per più di vent’anni ha messo d’accordo tutti: professionisti, amatori, cultori o semplicemente curiosi del cielo. Della sua particolare attenzione alle giovani generazioni siamo testimoni diretti: nel 2010 scrisse per l’Agenzia Spaziale Italiana la prefazione di “Astroparticelle”, un libriccino illustrato per ragazzi dedicato all’astronomia delle alte energie, lodando l’iniziativa sin dall’incipit.

La grande generosità e la forte presenza di Margherita Hack hanno lasciato ricordi indelebili in tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarla o di vederla in azione. Come quando in occasione della conferenza Women and Space che si teneva all’Accademia dei Lincei, rifiutando caparbiamente qualsiasi aiuto, lei in piedi, noi seduti, ci tenne col fiato sospeso, parlando a braccio e rotando in aria le stampelle su cui era costretta da qualche tempo, per sottolineare i passaggi più significativi.

In apertura: la copertina del libro “Viva Margherita” di Corrado Lamberti. 

Ettore Perozzi: