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Proseguono le indagini sull’asteroide Apophis

Verrà a ‘salutare’ la Terra il 13 aprile 2029, da una distanza di 38mila chilometri: il visitatore è 99942 Apophis, un asteroide scoperto nel 2004 e inizialmente classificato come Pho.

Con l’acronimo Phos gli astronomi si riferiscono ai cosiddetti “Potentially Hazardous Objects“. Questa categoria, a sua volta, si divide in due sottoclassi, a seconda della natura del corpo celeste “potenzialmente pericoloso”: si parla di Phas (Potentially Hazardous Asteroids), in caso di asteroide; oppure di Phcs (Potentially Hazardous Comets), qualora la minaccia fosse costituita da una cometa.

Un corpo celeste potenzialmente pericoloso, che sia un asteroide o una cometa, è tale se la sua minima distanza all’intersezione dell’orbita (Moid – Minimum Orbit Intersection Distance) con la Terra risulta minore di 0,05 unità astronomiche (ossia, poco più di 7 milioni di chilometri) e, soprattutto, se il suo diametro è di almeno 150 metri.

In realtà il diametro di asteroidi e di comete non è misurabile con assoluta precisione. Tuttavia, in presenza di asteroidi, si ricorre alla misurazione della magnitudine assoluta. In tal senso, qualsiasi asteroide dotato di una magnitudine assoluta pari o superiore a 22,0 è considerato una minaccia.

Seppure sia stata definitivamente scongiurata la futura possibilità che Apophis possa impattare con il pianeta Terra, ciò non esclude che possa, in parte, rappresentare una lieve minaccia.

Stando ad uno studio recente (condotto da ricercatori provenienti dall’Universidad Carlos III de Madrid e dall’Universidad Estatal Paulista Júlio de Mesquita Filho, pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society e intitolato “Apophis – effects of the 2029 Earth’s encounter on the surface and nearby dynamics”), non è solo la collisione di Apophis a costituire una minaccia per il nostro pianeta; infatti, Gabriel Borderes-Motta (ricercatore presso il Dipartimento di Bioingegneria e Ingegneria Aerospaziale dell’Universidad Carlos III de Madrid) ritiene che l’interazione gravitazionale tra il nostro pianeta e un corpo di notevoli dimensioni come Apophis, potrebbe provocare conseguenze altrettanto rischiose: per esempio, sulla scorta delle simulazione eseguite dal suo team, l’asteroide potrebbe frantumarsi, provocando così la caduta dei suoi detriti sulla Terra; oppure, influenzare notevolmente le maree terrestri e innescare terremoti/maremoti.

Il team di ricerca responsabile di questo studio ha eseguito le citate simulazioni tenendo conto, non soltanto delle caratteristiche fisiche dell’asteroide, bensì di quell’insieme di fattori che possono radicalmente incidere sulla traiettoria e sull’angolo di inclinazione di Apophis.

Nonostante Apophis non rappresenti un concreto pericolo per il nostro pianeta, si ritiene sia tuttora necessario continuare a monitorarlo poiché offre agli astronomi l’opportunità di migliorare quei metodi di indagine applicati per prevedere in modo più accurato il comportamento degli asteroidi e, in particolare, per osservare nel dettaglio le loro trasformazioni fisiche innescate dalla interazione gravitazionale con altri corpi celesti e la Terra.

In alto: Simulazione del passaggio di Apophis in prossimità della Terra
Crediti immagine: Nasa

Giulio Chimienti: