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Individuato un sistema binario di buchi neri supermassicci in procinto di fusione

La presenza di un buco nero seupermassiccio nel ‘cuore’ di quasar e blazar era già nota, ma ultimamente si è confermata la possibilità che all’interno di questi nuclei galattici attivi ed estremamente luminosi possano dimorarne di più.

Secondo uno studio di un team di astronomi del Caltech (pubblicato su The Astrophysical Journal Letters e intitolato “The Unanticipated Phenomenology of the Blazar Pks 2131–021: A Unique Supermassive Black Hole Binary Candidate”), a circa 9 miliardi di anni luce di distanza dalla Terra, un sistema binario di neri supermassicci ravvicinati (dotati di una massa solare variabile, tra i milioni e i miliari, più grande rispetto al nostro Sole), sarebbe in procinto di collisione e fusione.

Questo scenario cosmico è stato confermato grazie all’utilizzo di cinque radiotelescopi – l’Owens Valley Radio Observator del California Institute of Technology (Caltech), l’ University of Michigan Radio Astronomy Observatory,  Haystack Observatory del Mit (Massachussets Institute of Technology), il National Radio Astronomy Observatory, il Metsähovi Radio Observatory e il Wide-Field Infrared Survey Explorer della Nasa – in un arco temporale di 45 anni;  infatti, le prime osservazioni risalgono al periodo compreso tra il 1975 e il 1983.

La suddetta coppia di buchi neri supermassicci si troverebbe all’interno del blazar denominato Pks 2131-021.

È noto che i buchi neri non emettono luce, ma possono espellere parte del materiale che attraggono; inoltre, questi getti possono estendersi per milioni di anni luce ad una velocità simile a quella della luce.

La peculiarità dei blazar (che li differenzia dai quasar) è la direzione di espulsione del loro buco nero: infatti, solo i buchi neri supermassicci con getti orientati verso la Terra sono tipici dei blazar; al contrario, i buchi neri supermassicci dei quasar orientano i loro getti lontani dalla Terra.

In verità, considerata la distanza che ancora separa i due buchi neri (circa 50 volte la distanza tra Plutone e il Sole), questa fusione avverrà tra circa 10 mila anni; un lasso di tempo insignificante se confrontato con i 100 milioni di anni che servono a due buchi neri di queste dimensioni affinché inizino a orbitare l’uno attorno all’altro a distanze relativamente ravvicinate.

Immagine: la luce di un buco nero più piccolo (a sinistra) si curva attorno a un buco nero più grande e forma un’immagine quasi speculare sull’altro lato. La gravità di un buco nero può deformare il tessuto dello spazio stesso, in modo tale che la luce che passa vicino al buco nero segua un percorso curvo attorno ad esso.

Crediti: Caltech-Ipac 

Giulio Chimienti: