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‘Maggie’, la madre di future stelle

3900 anni luce. Tanto è esteso ‘Maggie’, il gigantesco filamento scoperto dal Max Planck Institute for Astronomy (Mpia). Un corridoio lungo la Via Lattea composto principalmente da idrogeno molecolare, la materia prima alla base della formazione di nuove stelle. Tra le strutture più allungate della nostra galassia, la corsia di idrogeno, soprannominata ‘Maggie’, non mostra segni di formazione stellare attiva, costituendo, tuttavia, una delle riserve più importanti di materia disponibile per le prime fasi protostellari.
La scoperta è stata pubblicata su Astronomy & Astrophysics.

L’idrogeno è l’elemento più diffuso nell’universo e costituisce l’ingrediente principale per la nascita di stelle. Tuttavia, rilevare le singole nubi in cui il gas si concentra è oggi molto complicato, rendendo così lo studio delle prime fasi protostellari una delle più grandi sfide dell’astronomia. Da qui la rilevanza della recente scoperta di ‘Maggie’.

«La posizione di questo filamento ha contribuito a questo successo – dice Jonas Syed del Mpia e primo autore della ricerca – situato a circa 1600 anni luce sotto il piano della Via Lattea, la radiazione dell’idrogeno spicca chiaramente sullo sfondo, rendendo il filamento visibile».

Il corridoio galattico si trova sul lato più lontano della Via Lattea a una distanza di circa 55.000 anni luce. È lungo circa 3900 anni luce e largo 130 anni luce risultando così 5 volte più esteso rispetto alle concentrazioni di carburante stellare già note nella nostra galassia, dove le più grandi nubi di gas molecolare rilevate sono lunghe circa 800 anni luce.
Il filamento è stato indagato attraverso il programma di osservazione Thor del Mpia. L’indagine ha permesso ai ricercatori di determinare la velocità dell’idrogeno gassoso al suo interno, mostrando così solo piccole differenze lungo tutto il corridoio.

«Maggie era già riconoscibile nelle precedenti osservazioni, ma solo lo studio attuale dimostra al di là di ogni dubbio che si tratta di una struttura coerente», spiega Juan D. Soler, astronomo Mpia ora all’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (Iaps) di Inaf a Roma.

Un’approfondita investigazione ha mostrato ai ricercatori che in alcuni punti del filamento l’idrogeno si condensa in grandi nuvole.
Secondo il team, avverrebbe in questi ambienti la trasformazione graduale dell’idrogeno atomico in una forma molecolare, ossia due atomi uniti insieme. Un’ipotesi che rende ‘Maggie’ un affascinante oggetto di ricerca data la poca conoscenza su come nell’universo avvenga questa transizione.
Non solo, il filamento rappresenta un’opportunità importante di studio in quanto queste concentrazioni di idrogeno molecolare sviluppano in genere le regioni ghiacciate alla base della nascita di nuove stelle.

Nelle osservazioni precedenti è stata riscontrata per il filamento la presenza di concentrazioni di idrogeno molecolare pari a circa l’8% della sua massa totale. La disponibilità immediata del carburante stellare rende così ‘Maggie’ madre potenziale di future stelle, essendo una regione della Via Lattea dove in futuro potrebbero prendere avvio le prime fasi protostellari.

 

Immagine: Immagine a falsi colori che mostra la distribuzione dell’idrogeno atomico misurata ad una lunghezza d’onda di 21 cm. La linea rossa tratteggiata traccia il filamento “Maggie”. (crediti: J. Syed/Mpia)

Giuseppe Nucera: Comunicatore scientifico e Multimedia producer. Laureato in Sociologia, ho conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e dell'Innovazione Sostenibile dell'Università Milano-Bicocca. Dal 2012 collaboro con diverse agenzie editoriali e pubbliche per comunicare online ricerche e progetti scientifici.