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Meno emissioni antropiche da Covid-19 e più gas serra atmosferici

Durante la pandemia molte attività umane si sono fermate. Malgrado questo, i tassi di crescita atmosferica dei gas serra non sono rallentati.

Un nuovo studio – pubblicato lo scorso 9 novembre sulla rivista statunitense Proceedings of the National Academy of Sciences – analizza la risposta del sistema Terra alla riduzione delle emissioni antropiche, fornendo un’anteprima dei diversi scenari e opportune strategie per il controllo delle emissioni con l’ausilio dei satelliti.

Gli effetti della pandemia da Covid-19 e le relative misure di blocco di attività antropogeniche hanno fornito l’occasione per eseguire delle simulazioni sulla composizione atmosferica.

Per quanto il periodo di riduzione delle emissioni sia durato solo per pochi mesi, è stato possibile analizzare i cambiamenti nelle concentrazioni della qualità dell’aria (Aq) e di gas effetto serra (o Greenhouse gasGhg) rilevanti per il clima nell’atmosfera.

Lo studio ha tenuto in considerazione le emissioni antropogeniche durante il 2020, misurando la presenza di Co2 – con gli impatti sulla qualità dell’aria – e quella degli ossidi di azoto e delle loro miscele (Nox), che dipendono molto dall’interazione con la meteorologia e differiscono per le città di tutto il mondo.

Gli approfondimenti hanno analizzato anche come affrontare la doppia minaccia del riscaldamento climatico e dell’inquinamento atmosferico. «Abbiamo capito che non possono considerarsi come due problemi separati. Per comprendere cosa stia guidando i cambiamenti nell’atmosfera, dobbiamo tenere presente come la qualità dell’aria e il clima si influenzino a vicenda» ha detto Joshua Laughner, autore principale del nuovo studio e titolare di una borsa post-dottorato al Caltech di Pasadena, in California.

Le analisi mostrano che mentre le emissioni di anidride carbonica sono diminuite del 5,4% nel 2020, la quantità di Co2 nell’atmosfera ha continuato a crescere rispetto agli anni precedenti.

Nonostante sostanziali riduzioni del CO2 antropogenico il  tasso di crescita di CO2 atmosferico annuale non è diminuito.

«Durante le precedenti perturbazioni socioeconomiche, come la carenza di petrolio del 1973, si poteva immediatamente vedere un cambiamento nel tasso di crescita del Co2. Ci aspettavamo che accadesse anche questa volta», ha detto David Schimel, capo del gruppo di lavoro sul carbonio presso il centro Jpl della Nasa e co-autore dello studio.

Con i dati del satellite Orbiting Carbon Observatory-2 combinati con il modello atmosferico   Goddard Earth Observing System (Geos) della Nasa, i ricercatori spiegano che si tratta di  processi naturali dovuti anche alla rilevazione di uno scarso assorbimento della Co2 ad opera degli oceani; fatto che invece si è verificato negli ultimi anni, probabilmente a causa della reazione a una ridotta pressione dell’anidride carbonica sulla superficie marina.

Reazioni anomale anche per gli ossidi di azoto (Nox) che in presenza di luce solare possono reagire con altri composti atmosferici per creare ozono, un pericolo per la salute umana, animale e vegetale. Tuttavia, questa non è affatto la loro unica reazione. «La chimica dei Nox è complicata perché se uno degli elementi prevale, le altre cinque parti cambiano», ha detto Laughner; le riduzioni di Nox correlati al Covid hanno portato rapidamente a una riduzione globale dell’ozono. Il nuovo studio ha utilizzato misurazioni satellitari di una varietà di inquinanti che hanno evidenziato un effetto non positivo. La minore presenza di Nox, che incide nella pulizia da inquinamento atmosferico, nel contesto della pandemia ha impedito e limitato la capacità dell’atmosfera di purificarsi da un altro importante gas serra: il metano.

Questo gas  è molto più efficace della Co2  nell’intrappolare calore nell’atmosfera. Le stime di quante emissioni di metano siano diminuite durante la pandemia sono incerte perché alcune cause derivanti da attività umane, come la scarsa manutenzione delle infrastrutture dei giacimenti petroliferi, non sono ben documentate. Comunque, uno studio ha calcolato che la riduzione è stata del 10%. Anche in questo caso, come per la Co2, il calo delle emissioni non ha fatto diminuire la concentrazione di metano nell’atmosfera che è cresciuta dello 0,3% nell’ultimo anno, un tasso più veloce rispetto a qualsiasi altro momento nell’ultimo decennio. Del resto, con meno Nox c’era meno radicale idrossile per rimuovere il metano, che è rimasto nell’atmosfera più a lungo.

Lo studio, inoltre, sottolinea come le emissioni siano tornate quasi ai livelli pre-pandemia entro l’ultima parte del 2020, nonostante la ridotta attività in molti settori dell’economia.

Ridurre l’attività in ambito industriale e abitativo non è fattibile a breve termine. Per far decrescere le emissioni in modo permanente sarà necessario una loro transizione verso una tecnologia a basse emissioni di carbonio.

Crediti immagine in alto: Shutterstock

Giuseppina Pulcrano: Giornalista pubblicista e attuale responsabile dell'unità Multimedia per Agenzia Spaziale Italiana, ho lavorato per il settore diffusione della cultura aereospaziale fin dagli anni '90. Distaccata presso MediaInaf per due anni. Laurea e master di secondo livello biennale presso la Sissa di Trieste : Master in Comunicazione della Scienza "Franco Prattico".