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L’esuberante supernova nella Grande Nube di Magellano

Un’esplosione di gas e polvere può dar luogo a un’esplosione di stupore, così nello Spazio come nell’Uomo. E’ quanto avviene grazie al telescopio Hubble, che dal 1990 orbita intorno alla Terra regalandoci immagini stupefacenti.

Per questo motivo un gruppo di astronomi istituì per alcuni anni l’Hubble Heritage Project; l’obiettivo era di utilizzare l’archivio fotografico del telescopio spaziale, «arricchito con nuovi dati di osservazione, per produrre immagini a colori del nostro universo esteticamente efficaci e scientificamente accurate».

Lmg N 63A, in copertina, fa parte di questo patrimonio ed è il ritratto dei resti di una supernova. I colori spettacolari rappresentano i diversi elementi prodotti dall’esplosione: attraverso filtri colorati, gli scienziati hanno campionato la luce emessa dalla supernova, in rosso lo zolfo, in blu l’ossigeno e in verde l’idrogeno.

N 63A, come indicato nella denominazione, si trova nella Grande Nube di Magellano, la galassia situata a 160mila anni luce dalla Via Lattea e visibile a occhio nudo dall’emisfero australe. Gli scienziati stimano che la stella, che alla fine del suo ciclo vitale ha generato la supernova, sia esplosa tra i 5mila e i 2mila anni fa e che fosse 50 volte più massiccia del Sole. Nonostante gli studi mostrino come l’onda d’urto scatenata da una supernova possa generare episodi di formazione stellare, sembra che la forza di questa esplosione relativamente recente, stia ancora annientando le nubi di gas che incontra nel suo percorso, piuttosto che farle collassare per formare nuove stelle.

L’immagine di N 63A è una rappresentazione a colori dei dati acquisiti nel 1997 e nel 2000 con la Wide Field Planetary Camera 2 di Hubble.

 

Immagine in apertura: resti della supernova LMG N 63A. Crediti: NASA, ESA, HEIC, The Hubble Heritage Team (STScI/AURA)

Barbara Ranghelli: Giornalista scientifica. Da sempre attratta dal cielo, ho iniziato a indagarlo dall’età di 7 anni. Prima con mio zio dalla Sicilia, poi con la rivista “L‘Astronomia” fondata da Margherita Hack che raccontava le Costellazioni attraverso i Miti, infine con l’associazione astrofili “Altair” di Ostia, utilizzando il telescopio. Dopo una lunga parentesi nelle produzioni televisive broadcast, ho frequentato la Scuola di Giornalismo Lelio Basso di Roma e dal 2022 sono socia dell’Unione Giornalisti Scientifici Italiani.