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    Categorie: cosmo

Imaging per detriti spaziali

Combattere i detriti spaziali fotografandoli. Non scatti qualunque, bensì immagini ad alta risoluzione in grado di ricostruire il movimento spesso fuori controllo della spazzatura cosmica. È la proposta di tre scienziati delle università di New York, Stanford e California – Merced, che hanno messo a punto una tecnica innovativa di imaging applicata allo spazio.

Con l’aumento esponenziale dei voli verso l’orbita bassa, la space junk è una delle principali sfide per le agenzie spaziali. I dati dell’Esa parlano di circa 34.000 oggetti superiori ai 10 centimetri, 900.000 tra 1 e 10 centimetri e 128 milioni di detriti inferiori a 1 centimetro. Per un totale di circa 9.200 tonnellate di massa. E c’è anche chi sostiene che oltre il 75% della spazzatura cosmica non sia riconducibile all’insieme di oggetti conosciuti e schedati.

Per migliorare la nostra mappatura di questi pericolosi ‘proiettili cosmici’, il nuovo studio ha utilizzato un algoritmo per calcolare la velocità e l’angolo di rotazione di un oggetto in movimento nello spazio. Due caratteristiche difficili da stimare, soprattutto se parliamo di detriti spaziali molto piccoli. Una volta calcolate rotazione e velocità, gli scienziati hanno poi ricostruito un’immagine ad alta risoluzione dell’oggetto.

Quando parliamo di ‘alta risoluzione’, non dobbiamo pensare al livello di dettaglio che oggi può raggiungere la fotografia – sulla Terra così come nello spazio. In questo caso la risoluzione è legata appunto alla precisione con cui gli scienziati sono riusciti a ricostruire il movimento dei detriti spaziali attorno alla Terra. Come si vede nell’immagine in basso, i detriti spaziali vengono prima modellati come un gruppo di sei oggetti puntiformi (foto a sinistra). In seguito la foto viene rielaborata tenendo conto della velocità (al centro) e poi dell’angolo di rotazione (a sinistra). I risultati dello studio, pubblicato su Siam Journal on Imaging Sciences, potrebbe fornire un valido contributo alla mappatura e mitigazione dei detriti spaziali.

 

t=”” width=”1500″ height=”406″ /> Crediti: Matan Leibovich, George Papanicolaou, Chrysoula Tsogka
Giulia Bonelli: Giornalista scientifica freelance appassionata di clima, ambiente, osservazione della Terra e astronomia. Ha una laurea in filosofia e un master in comunicazione della scienza alla Sissa di Trieste. Collabora con la società di comunicazione della scienza formicablu ed è co-fondatrice di Facta.eu, centro no profit che applica il metodo scientifico al giornalismo. Dal 2015 collabora con Global Science, convinta che lo spazio sia un punto di vista privilegiato per comprendere meglio il nostro pianeta.