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Morte di una stella in ‘diretta’

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Birmingham ha catturato gli ultimi istanti di vita di una stella prima che venisse fatta a pezzi da un buco nero. L’evento di distruzione mareale – questo è il nome del fenomeno – ha creato un’esplosione osservata lo scorso anno a soli 215 milioni di anni luce da noi, la più vicina mai registrato finora.

Per avere una panoramica del fenomeno, denominato AT2019qiz, gli astronomi hanno puntato il Very Large Telescope  e il New Technology Telescope dell’Eso verso la fonte luminosa e le osservazioni di follow-up si sono susseguite per sei mesi coinvolgendo anche il Center for Astrophysics di Harvard e il  Fred Lawrence Whipple Observatory di Amado, in Arizona. Lo studio – a cui hanno preso parte anche Francesca Onori e Sergio Campana dell’Inaf –  è stato pubblicato sulla rivista della Royal Astronomical Society.

«Un evento di distruzione mareale è il risultato della distruzione di una stella che si avvicina troppo a un buco nero supermassiccio e subisce un processo di spaghettificazione – commenta Edo Berger, uno degli autori dello studio – in questo caso metà della massa della stella ha alimentato il buco nero mentre l’atra parte è stata espulsa verso l’esterno».

Questi rari fenomeni sono spesso oscurati da una spessa cortina di polvere e detriti che ne rende difficile l’individuazione. Nel dettaglio, AT2019qiz è stato trovato poco dopo che la stella era stata fatta a pezzi, rendendola più facile da analizzare. «Siamo stati fortunati e abbiamo potuto dare un’occhiata al fenomeno osservando la cortina di polvere e detriti che si alzava mentre il buco nero lanciava un potente deflusso di materiale con velocità fino a 10.000 km / s – continua Kate Alexander, co-autrice dello studio – questa rapida occhiata ha permesso  di individuare l’origine del materiale oscurante e  di seguire in tempo reale come esso avvolge il buco nero».

L’evento aiuterà gli scienziati a comprendere meglio i buchi neri supermassicci e la materia che li circonda. «AT2019qiz è l’evento di distruzione mareale più vicino scoperto fino ad oggi e quindi ben osservato attraverso lo spettro elettromagnetico -conclude Berger –  questo è il primo caso in cui vediamo il gas fuoriuscire durante il fenomeno di distruzione e accrescimento che spiega sia il processo ottico sia le emissioni radio che abbiamo visto in passato. Fino ad ora la natura di queste emissioni è stata molto dibattuta ma questo evento ci sta rivelando i processi fisici che coinvolgono l’accrescimento e l’espulsione di massa dai buchi neri supermassicci».

Leggi lo studio

Fulvia Croci: Giornalista pubblicista, dopo la laurea in Relazioni Internazionali si avvicina al mondo della comunicazione scientifica. Nel corso degli anni ha trattato una vasta gamma di temi legati all'esplorazione spaziale, alla ricerca e alle attività dell’Agenzia Spaziale Italiana.