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Il battito delle stelle ricche di litio

Le stelle ricche di litio, uno degli elementi più antichi dell’universo, rappresentano solo l’1% del numero totale delle stelle evolute e conservano fino a migliaia di volte più litio del restante 99%. In uno studio recente, pubblicato su Nature Astronomy, un team internazionale ha suggerito una spiegazione sulla loro natura.

 Il gruppo di scienziati, guidato da guidato da Zhao Gang, Shi Jianrong e da Yan Hongliang degli Osservatori astronomici nazionali dell’Accademia cinese delle scienze (Naoc), ha analizzato lo spettro e le pulsazioni delle stelle ricche di litio, attraverso uno studio della spettroscopia e dell’astrosismologia. 

I risultati hanno mostrato che più dell’80% di questa tipologia di stelle appartiene  al gruppo delle red clumps, mentre finora si era ritenuto che fossero le giganti rosse a sostenere l’ambiente più favorevole alla formazione di questo elemento. «Sebbene le giganti rosse e red clumps siano simili in apparenza, emettono un diverso tipo di pulsazioni» ha spiegato Yan, e questo ha permesso di distinguere fra le due.

La struttura interna delle red clumps è diversa dalle giganti rosse, ma la temperatura e la luminosità sono spesso molto simili. Wako Aoki, Osservatorio Astronomico Nazionale del Giappone

Sia le red clumps che le giganti rosse rappresentano le fasi dell’evoluzione di una stella nel diagramma Hertzsprung – Russell (HR), uno strumento che permette di rappresentare in un grafico stelle di dimensioni, luminosità, temperatura ed età diverse.

Dai risultati è emerso che esistono ancora dei processi sconosciuti che influiscono sulla composizione chimica nell’evoluzione delle stelle di piccola massa, «questa è un’opportunità entusiasmante per noi astronomi per scoprire come viene creato il litio nelle stelle» ha commentato Shi.

Le stelle di litio analizzate nello studio sono state individuate grazie al Large sky area multi-object fiber spctroscopic telescope (Lamost) e osservate da altri telescopi in tutto il  mondo per confermare i dati raccolti da Lamost.

Immagine in evidenza: Yu Jingchuan, Planetario di Pechino

Francesca Cherubini: