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Un motore per razzi del futuro

I ricercatori dell’Università di Washington hanno sviluppato un modello matematico che descrive il funzionamento del motore a detonazione rotante che promette di rendere il lancio di razzi e la loro fase di costruzione più efficiente e meno costosa. Fino ad ora questo tipo di motore si è dimostrato troppo imprevedibile per essere montato a bordo di un vettore ma, grazie al nuovo modello, gli scienziati potranno mettere a punto dei test per rendere questa tecnologia più stabile.

«Un motore convenzionale – commenta James Koch autore dello studio pubblicato su Physical Review E lo scorso 10 gennaio – brucia il propellente spingendolo nella parte posteriore del motore per creare la spinta propulsiva. Il motore a detonazione rotante invece è composto da cilindri concentrici. Il propellente scorre nello spazio tra i cilindri e – dopo l’accensione –  il rapido rilascio di calore forma un’onda d’urto, un forte impulso di gas con pressione e temperatura significativamente più elevate che si muove più rapidamente della velocità del suono».

Questo processo di combustione è una vera e propria detonazione e a seguito di questa fase iniziale ci sono una serie di impulsi di combustione più stabili, che continuano a consumare il propellente disponibile. Questa fase produce alta pressione e una temperatura che spinge lo scarico posteriore del motore ad alte velocità, in modo che esso possa generare una spinta.

Per mettere a punto il modello, i ricercatori hanno sviluppato un motore sperimentale a detonazione rotante utile al controllo di diversi parametri, come la dimensione del divario tra i cilindri. Successivamente hanno registrato i processi di combustione con una telecamera ad alta velocità. Ogni fase ha richiesto solo 0,5 secondi per essere completata e i ricercatori hanno registrato questi esperimenti a 240 mila fotogrammi al secondo, in modo da poter vedere cosa stava accadendo al rallentatore.

Grazie a queste informazioni gli scienziati hanno potuto elaborare il modello matematico, l’unico al momento disponibile, in grado di descrivere le diverse e complesse dinamiche che caratterizzano questi motori.  Al momento il modello non è ancora utilizzabile dagli ingegneri per la costruzione di un motore vero e proprio ma gli scienziati sono riusciti a riprodurre il comportamento degli impulsi.

«Abbiamo determinato i processi che dominano questi impulsi – conclude Koch – ora possiamo proseguire con i nostri studi per costruire un motore davvero sicuro ed utilizzabile».

 

Fulvia Croci: Giornalista pubblicista, dopo la laurea in Relazioni Internazionali si avvicina al mondo della comunicazione scientifica. Nel corso degli anni ha trattato una vasta gamma di temi legati all'esplorazione spaziale, alla ricerca e alle attività dell’Agenzia Spaziale Italiana.