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Vita sulla Terra? Il fosforo è il nuovo indiziato

Come ha avuto origine la vita sul nostro pianeta? Circa 4 miliardi di anni fa la Terra era assolutamente inospitale, con eruzioni vulcaniche continue, frequenti bombardamenti di asteroidi e nessuna traccia di ossigeno. Qualunque forma di vita, anche la più elementare, non avrebbe mai potuto svilupparsi in un ambiente simile.

Eppure a un certo punto qualcosa è cambiato, e nonostante le bassissime probabilità di successo la chimica terrestre ha creato le condizioni giuste per la nascita delle prime forme viventi. Che cosa ha permesso di raggiungere questo punto critico? E quali sono stati gli ingredienti che hanno dato il la allo sviluppo degli elementi essenziali per la vita?

Tra i vari candidati un nuovo studio, guidato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf)  condotto attraverso i dati di Alma (Atacama Large Millimeter/Submillimeter Array) e dello strumento Rosina a bordo di Rosetta, ha individuato il monossido di fosforo come elemento chiave nello sviluppo della vita. Nel dna e nelle membrane cellulari il fosforo è un elemento essenziale per la vita così come la conosciamo. Ma il modo in cui è arrivato sulla Terra primordiale rimane un mistero.

Attraverso le osservazioni di Alma il team ha individuato l’area principale in cui si formano le molecole contenenti fosforo: si tratta di una regione di formazione stellare nota come Aflg 5142, una sorta di nube formata da gas e polvere. In regioni simili sorgono nuove stelle e sistemi planetari, rendendo queste aree i luoghi ideali da cui iniziare la ricerca dei ‘mattoni della vita’.

I risultati delle osservazioni hanno evidenziato che le molecole contenenti fosforo vengono create quando si formano stelle massicce. I flussi di gas provenienti da queste stelle scavano delle cavità nelle nubi interstellari. All’interno delle cavità, grazie all’azione combinata di urti e radiazioni della giovane stella, si formano le molecole contenenti fosforo e tra tutte le molecole il monossido di fosforo resta quella predominante.

Questo primo risultato ha portato il team ad una considerazione importante: se le pareti della cavità collassano per formare una stella, il monossido di fosforo può congelarsi e rimanere intrappolato nei granelli di polvere ghiacciata rimasti attorno alla neonata. Durante il processo di formazione stellare, però, parte dei granelli di polvere potrebbe unirsi andando a formare rocce e infine comete. Queste ultime diventano così ‘incubatrici’ di monossido di fosforo. Per questo motivo, gli scienziati hanno spostato l’attenzione su una delle comete più studiate del Sistema Solare, grazie soprattutto alla missione Rosetta: la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko.

Nel corso della missione, lo strumento Rosina ha osservato la cometa per due anni rilevando tracce di fosforo sul corpo celeste, senza però individuare nello specifico di quale molecola si trattasse. Combinando i dati di Alma e di Rosina, il team ha identificato il monossido di fosforo come candidato più probabile.

«Il fosforo è essenziale per la vita come la conosciamo», spiega Kathrin Altwegg, co-autrice del nuovo studio. «Dato che le comete hanno probabilmente fornito grandi quantità di composti organici alla Terra, il monossido di fosforo trovato nella cometa 67P potrebbe rafforzare il legame tra le comete e la vita sulla Terra».

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

Ilaria Marciano: Giornalista | Digital Addicted since 1990