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    Categories: cosmo

Esopianeti in briciole

Credits: NASA/SOFIA/Lynette Cook

Ha un’arida sigla alfanumerica per nome, si trova nella costellazione dell’Ariete a oltre 300 anni luce dalla Terra e presenta un’insolita nube di polveri calde: si tratta di Bd +20 307, un sistema stellare binario che – in tempi relativamente recenti – dovrebbe essere stato teatro di uno scontro traumatico tra due esopianeti.

A tenerlo sotto controllo, negli ultimi anni, è stata la missione Sofia (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy), frutto di una collaborazione tra la Nasa e l’agenzia spaziale tedesca Dlr. I risultati di questa campagna di osservazioni sono stati pubblicati su The Astrophysical Journal (articolo: “Studying the Evolution of Warm Dust Encircling Bd +20 307 Using Sofia”). La ricerca, che evidenzia la presenza di un maggior quantitativo di polveri calde rispetto a indagini precedenti, è stata condotta da un team di astronomi statunitensi, coordinato dall’Università della California-Santa Cruz.

Le due componenti di Bd +20 307 hanno almeno un miliardo di anni ed è insolito che si trovino circondate da una nube di polveri ad alta temperatura, una caratteristica propria dei sistemi planetari agli albori. Nel caso di una ‘coppia’ matura come Bd +20 397, le polveri avrebbero dovuto essere fredde: il loro inaspettato grado di calore, quindi, ha indotto gli studiosi a ritenerle i detriti di una collisione planetaria.

Il sistema stellare è noto da anni ed è stato osservato sia da terra – con i telescopi Keck e Gemini North – che dallo spazio, con il telescopio Spitzer della Nasa; sono stati proprio i dati di Spitzer, raccolti nel 2005, a indicare la presenza di detriti caldi e far ipotizzare una loro origine da una collisione planetaria.

Le ulteriori osservazioni condotte con Sofia hanno mostrato un incremento superiore al 10% nella luminosità all’infrarosso dei detriti, verificatosi nell’ultimo decennio; gli studiosi hanno utilizzato soprattutto lo strumento Forcast (Faint Object infraRed CAmera for the Sofia Telescope), una fotocamera all’infrarosso.

La maggiore brillantezza dei detriti si potrebbe attribuire anche ad altri fattori: potrebbero essersi avvicinati troppo alle stelle oppure avere assorbito da esse maggiori quantità di calore. Tuttavia, processi del genere non avvengono rapidamente e quindi gli autori dell’articolo ritengono che la collisione tra due esopianeti rocciosi sia l’origine più probabile di queste polveri calde.

Quanto avvenuto nell’ambito di Bd +20 307 può essere indicativo di come un evento catastrofico possa influire sull’evoluzione di un sistema planetario; ad esempio, è stato ipotizzato che – 4,5 miliardi di anni fa – uno scontro tra la Terra e un corpo celeste delle dimensioni di Marte abbia prodotto i detriti da cui si sarebbe formata la Luna.

(Crediti della foto: Nasa/Sofia/Lynette Cook)

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, lavora in ASI dal 2000 e dal 2011 si occupa di comunicazione web presso l'Unità Multimedia dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.