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Quando i quasar si muovono

I quasar non hanno posizioni fisse nel cielo. È questa la recente scoperta di un team di scienziati dell’Istituto di Fisica e Tecnologia di Mosca, che ha pubblicato i risultati dello studio sull’ultimo numero della rivista della Royal Astronomical Society. «Le posizioni apparenti  dei quasar cambiano a seconda della frequenza delle radiazioni utilizzate per osservarle – spiega Alexander Pushkarev, autore dello studio –   i ricercatori hanno predetto questo effetto circa 40 anni fa basandosi sulla teoria della radiazione di sincrotrone e l’hanno osservato subito dopo.  Il nostro studio voleva verificare se questo effetto potesse variare nel tempo». I quasar appartengono a una classe più ampia di oggetti astronomici noti come nuclei galattici attivi (Agn), le più luminose tra le fonti persistenti di radiazione elettromagnetica nell’Universo.

La tecnica più utilizzata per l’osservazione di oggetti celesti molto remoti come i quasar è l’interferometria molto ampia. Questa tecnica si basa su un telescopio virtuale che si serve a sua volta di molti strumenti sparsi in tutto il mondo in grado di ottenere dati ad alta risoluzione su sorgenti radio molto lontane. Nonostante la grande precisione di questi strumenti, non è facile per gli scienziati ottenere un’immagine del target, dato che  è necessaria la raccolta di dati provenienti da diverse strumentazioni.

Il team russo ha sviluppato una procedura automatizzata per poter rendere più semplice questo compito. Secondo quanto si legge nella ricerca, la coordinata apparente dell’apice del getto del quasar non sarebbe statica ma oscillerebbe avanti e indietro, lungo l’asse del getto stesso. Solitamente gli astrofisici considerano queste fluttuazioni come una sorta di illusione, data dalla complessa natura delle radiazioni. Questa teoria implica che i nuclei dei quasar non subiscono alcun movimento reale nello spazio.

Per andare a fondo della questione, gli scienziati hanno verificato le posizioni apparenti di alcuni nuclei galattici attivi per metterle a confronto con alcuni dei parametri variabili dei quasar, come la loro luminosità o i loro campi magnetici. In questo modo, hanno scoperto che le coordinate apparenti di un nucleo galattico attivo sono direttamente associate alla densità delle particelle nel getto: maggiore è la luminosità, più pronunciato  è lo spostamento di posizione percepito. Lo studio ha anche dei risvolti interessanti in altri settori: nuovi dati più precisi sugli apparenti spostamenti delle posizioni dei quasar consentiranno una correzione delle tecniche di astrometria, consentendo  una maggiore precisione dei sistemi di navigazione che usiamo quotidianamente.

Fulvia Croci: Giornalista