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Pensiero creativo e problem solving: gli umani sfidano Marte

Un nuovo modello di studio, a firma della statunitense Northwestern University, dei comportamenti degli equipaggi in isolamento rileva, nel pensiero creativo e nella capacità di autonoma soluzione dei problemi, i punti deboli per il successo delle future missioni umane su Marte. Lo studio è stato presentato all’incontro annuale dell’American Association for the Advancement of Science (AAAS) a Washington.

Dopo che la Nasa ha inserito nei suoi piani un progetto di simulazione di un viaggio di andata e ritorno da Marte con un equipaggio rinchiuso in una capsula non più grande di un monolocale di 50 metri quadrati circa per circa tre anni, i professori Noshir Contractor e Leslie De Church  e collaboratori dell’università  di Northwestern, Evanston ( Illinois) hanno presentato il modello sul quale basare i  test e le simulazioni per nuovi equipaggi di prova.

I “set” sono allestiti presso il Johnson Space Center di Houston con il progetto HERA, un simulatore di capsula  e la missione SIRIUS del progetto NEK  presso l’ IBMP (Institute for Bio-Medical Problems) di Mosca.

Simulatore HERA.
Credit: Nasa

I test, che hanno fatto registrare una diminuzione del pensiero creativo e di una scarsa attitudine al problem solving, sono stati effettuati sui primi otto equipaggi, rinchiusi in condizioni estreme e osservati in uno studio multidisciplinare e a più fasi sotto la guida dei professori Noshir Contractor,  tra i maggiori esperti di analisi di rete e scienze sociali computazionali,  e Leslie De Church, esperto di lavoro di squadra e leadership.

Le osservazioni si basano sulla simulazione delle condizioni estreme di un viaggio spaziale che riproduce le teoriche analogie di un viaggio eccezionale come quello su Marte. Dagli studi gli scienziati hanno desunto che gli equipaggi costretti a isolamento, privati del sonno, impegnati nel controllo di missione e messi in condizione di ricevere una comunicazione ritardata da Terra, risolvono i compiti assegnati con una  percentuale che varia dal 20 al 60 per cento delle volte.

«Il pensiero creativo e il problem solving sono le due cose che contano nelle future missioni verso Marte e abbiamo bisogno che l’equipaggio ottenga la risposta giusta al 100 per cento delle volte» ha dichiarato De Church.

Nella nuova fase di studio, iniziata venerdì 15 febbraio, il nuovo equipaggio HERA sarà osservato in 45 giorni di isolamento usando il nuovo modello per capire se sapranno anticipare i guasti e i problemi, verrà simulata una comunicazione ritardata almeno fino a 20 minuti e verranno tenuti sotto osservazione le esigenze psicologiche in una condizione di costretta convivenza, con una realtà immaginarie che comprende realtà sonore e relative vibrazioni.

I ricercatori cercheranno di capire chi lavora con chi, su cosa e quando, spingendo la squadra in un percorso che li renda più efficaci, sottolinea Noshir Contractor, professore di scienze comportamentali presso la Behavioral Sciences  della McCormick School of Engineering.

Le aspettative sono alte e a chi afferma che le precedenti simulazioni non fossero basate su buoni feed back, Noshir Contractor, ribatte: «Quello ottenuto è un dato senza precedenti: non stiamo parlando di intuizioni e opinioni ma di un modello che si basa su dati reali».

I ricercatori confidano su un confronto dei risultati HERA con l’esperimento analogo SIRIUS dove a partire dal 15 marzo, quattro russi e due americani intraprenderanno un esperimento di  120 giorni, simulando una missione  in orbita lunare, compresa una operazione di sbarco.

 

Giuseppina Pulcrano: Giornalista pubblicista e attuale responsabile dell'unità Multimedia per Agenzia Spaziale Italiana, ho lavorato per il settore diffusione della cultura aereospaziale fin dagli anni '90. Distaccata presso MediaInaf per due anni. Laurea e master di secondo livello biennale presso la Sissa di Trieste : Master in Comunicazione della Scienza "Franco Prattico".