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    Categories: cosmo

Seconda candelina per New Horizons

Mappa digitale di Plutone e Caronte

Lo scorso 14 luglio ha celebrato il secondo anniversario dallo storico vis-à-vis con Plutone  e prosegue la sua attività di ricerca immergendosi nelle pieghe recondite della Fascia di Kuiper, una zona estrema del Sistema Solare popolata da corpi ghiacciati di svariate dimensioni: stiamo parlando di New Horizons, la sonda della Nasa che per prima ci ha permesso di svelare al mondo le caratteristiche del pianeta nano più distante  Un pianeta che, inoltre, vanta un sistema di lune, di cui le quattro più piccole – Stige, Notte, Cerbero e Idra – sono state scoperte tra il 2005 e il 2012, mentre risale al 1978 l’individuazione della luna più grande, Caronte. Il contributo di New Horizons, che ha ampiamente superato le aspettative della comunità scientifica, si conferma determinante nel tratteggiare un quadro completo e articolato del corpo celeste, che fino al 2006 era considerato il nono pianeta del Sistema Solare, e dell’area remota in cui si trova.

In occasione della ricorrenza, il team di New Horizons ha rilasciato il video del primo flyby in cui è possibile ripercorrere l’intero viaggio: la sonda inizia il sorvolo su una distesa di ghiaccio di azoto nell’emisfero meridionale di Plutone per poi proseguire al di sopra di crateri scuri fino ad arrivare nell’estremo emisfero meridionale. Inoltre, il team, ha creato un modello digitale del pianeta nano e di Caronte. “La complessità del pianeta Plutone – dalla sua geologia al suo sistema di lune alla sua atmosfera –ha superato la nostra immaginazione”, ha dichiarato Alan Stern, investigatore principale di New Horizons. “La nuova mappatura della storica esplorazione di Plutone nel 2015 contribuirà a svelare questi misteri”.

A due anni dall’evento, New Horizons si prepara ad un altro incontro ravvicinato, con piccolo oggetto della Fascia di Kuiper denominato 2014 Mu69, situato a miliardi di chilometri di distanza dal pianeta nano e che sarà raggiunto dalla sonda nel 2019. Al momento, è stato possibile osservare il  l’oggetto grazie a tre diverse occultazioni stellari, che forniranno dati utili utili anche per conoscere altre caratteristiche di MU69, come la riflessività della superficie. Il team di New Horizons, dovrà sfruttare al massimo queste occasioni, visto che non ci saranno altre occultazioni prima dell’incontro con l’oggetto. Queste ‘fugaci’ occhiate saranno cruciali e aiuteranno a svelare alcune proprietà di questo fossile risalente all’epoca della formazione del Sistema Solare.

Ilaria Marciano: Giornalista | Digital Addicted since 1990