Oltre 4 esplosioni al mese: secondo gli scienziati, queste sono in media le nove che illuminano il cielo nella nostra galassia a seguito dello scoppio di piccole stelle.

Il fenomeno è costantemente monitorato dagli astronomi, ma alcune di queste esplosioni sono talmente brillanti e potenti da non trovare una spiegazione scientifica adeguata.

Ora un team di ricerca dell’Università del Michigan ha sviluppato una nuova teoria in grado di chiarire il comportamento di queste nove ‘super luminose’.

Lo studio, pubblicato su Nature Astronomy, afferma che la chiave per decifrare il mistero non sta nella nana bianca in sé, quanto piuttosto nella potentissima onda d’urto generata in alcuni casi dopo l’esplosione.

Quando l’idrogeno si accumula sulla superficie della nana bianca si genera l’esplosione, che all’inizio emette getti di materiale gassoso relativamente più lento e più freddo. Allo stesso tempo, proprio dietro questi getti vengono generate emissioni di particelle calde e veloci.

La collisione tra questi due diversi flussi talvolta produce un’onda d’urto che, secondo gli scienziati, sarebbe la vera responsabile della luminosità della nova.

“Maggiore è l’entità dell’onda d’urto, – dice Laura Chomiuk, co-autrice dello studio – più brillante è la nova. Pensiamo che sia soprattutto la velocità del secondo getto di particelle a influenzare l’esplosione.”

La scoperta della relazione tra onda d’urto e intensità della nova è stata realizzata grazie al progetto All Sky Automated Survey for SuperNovae (ASAS-SN), una rete di telescopi sparsi nei due emisferi.

In particolare, gli scienziati hanno osservato la nova ASASSN-16ma, scoperta per la prima volta nell’ottobre 2016, che si è rivelata un ottimo esempio di nova ‘super luminosa’.

“Per altre nove – commenta Kwan-Lok Li, prima firma dello studio – avremmo impiegato giorni o settimane a raccogliere una quantità sufficiente di dati. Questa nova, invece, era visibile dopo solo un giorno: per questo abbiamo capito che era un buon caso.”