Un tuffo nell’aurora a caccia di particelle. Il 4 gennaio la Nasa ha lanciato dal centro spaziale di Andøya in Andenes, in  Norvegia, la missione CAPER-2. Il razzo sonda ha raggiunto circa 773 chilometri di altezza e compiendo un’orbita parabolica ha attraversato un’aurora attiva  per ricadere poco dopo nel Mar Artico. Obiettivo della missione: misurare le onde degli elettroni accelerati dal vento solare poco prima dell’inizio di un’aurora boreale diurna.

Il cuore della missione CAPER-2 è infatti capire cosa accade poco prima che l’aurora inizi a brillare, quando gli elettroni accelerati si riversano nella nostra atmosfera e collidono con i gas atmosferici.

Nel momento in cui si schiantano nella nostra atmosfera, questi elettroni viaggiano 10 volte più veloci e non capiamo la fisica fondamentale di come questo accada”, ha dichiarato Doug Rowland, fisico spaziale del Goddard Space Flight Center della Nasa.

Le aurore boreali, in particolare quelle diurne, sono un laboratorio a portata di mano dove poter studiare la natura dei processi di accelerazione e meglio comprendere la natura stessa delle stelle, delle atmosfere nel sistema solare e l’ambiente spaziale che circonda la Terra. L’universo è pieno di particelle accelerate. Le troviamo nell’atmosfera del Sole, nel vento solare, nelle atmosfere di altri pianeti e in oggetti astrofisici, ha detto Jim LaBelle, fisico spaziale al Dartmouuth College di Hannover, nel New Hampishire e principal investigator della missione CAPER-2.

Ma non tutte le aurore boreali sono uguali. Quelle diurne, studiate meno di quelle notturne, vengono provocate da elettroni che arrivano direttamente dal Sole e malgrado ci siano molte somiglianze tra i due fenomeni, sono le differenze quelle che interessano, afferma Craig Kletzing dell’Università dell’Iowa di Iowa city e co investigator della missione.


I razzi sonda sono adatti per studiare la fisica fondamentale dell’aurora boreale.
Crediti: NASA

Caper-a è la terza missione del Grand Challenge Initiative (Cusp), un programma che prevede 12 sounding rocket da lanciare dalle basi di Svalbard o Andøya tra il 2018 e il 2019 con lo scopo di studiare la regione geomagnetica della cuspide della ionosfera. La Norvegia è stata scelta perché ruota sotto un’apertura del campo magnetico terrestre noto come la cuspide polare settentrionale dove le particelle del Sole si incanalano nella nostra atmosfera.

Per saperne di più https://www.nasa.gov/feature/goddard/2018/science-on-the-cusp-sounding-rockets-head-north