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Un Nobel da Oscar per le Onde Gravitazionali

Il momento dell'annuncio

di Paolo D’Angelo

Alla fine è andata come ci si aspettava. Il terzetto Nobel per la fisica 2017 è composto dagli scienziati americani Barry BarishKip S. Thorne, entrambi di Calthech e Rainer Weiss del MIT.

Il prestigioso riconoscimento è stato loro assegnato per il ruolo che hanno avuto nella scoperta delle onde gravitazionali a un secolo dalla previsione teorica della loro esistenza formulata da Albert Einstein nella Relatività Generale. I tre scienziati sono stati gli ideatori dello strumento LIGO (Interferometer Gravitational-Wave Observatory) grazie al quale è stata realizzata, il 14 settembre 2015, la prima misura delle onde gravitazionali annunciate poi alla stampa l’11 febbraio dell’anno seguente.

Il più contento? Probabilmente Kip Thorne che all’Oscar per Interstellar ha fatto seguire il Nobel per la fisica.

Scherzi a parte, in questo Nobel però c’è anche un po’ di Italia con l’interferometro VIRGO dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare che si è affiancato a LIGO. VIRGO si trova a Cascina nelle vicinanze di Pisa ed è gestito dallo European Gravitational Observatory (EGO).

Questa collaborazione ha fornito ulteriori misurazioni delle onde osservate il primo agosto scorso. Grazie a questa prima rivelazione Ligo-Virgo, è possibile localizzare la sorgente delle onde gravitazionali con inedita precisione: «Siamo entrati nel vivo dell’era dell’astronomia gravitazionale, un modo completamente nuovo di studiare il nostro universo», il commento a caldo del Presidente dell’INFN Fernando Ferroni. «E’ stata premiata la scoperta del secolo, realizzata dopo un secolo di attesa: giusto riconoscimento a chi con tenacia ha, per oltre vent’anni, inseguito il visionario progetto di riuscire a captare il debolissimo segnale generato da un catastrofico evento avvenuto lontano, nel cosmo».

«Ci congratuliamo con i vincitori del Premio Nobel e con tutti coloro che negli anni hanno lavorato strenuamente per raggiungere questo importante risultato della fisica, tra cui molti italiani, primo fra tutti Adalberto Giazotto, che ha dato un contributo fondamentale, individuando nella capacità di rivelare segnali a bassa frequenza la chiave del successo, e che già nel 2001 aveva proposto di realizzare una rete mondiale di interferometri», conclude Ferroni.

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